Se il mercato fa paura
V edere Pierluigi Bersani, il papà delle liberalizzazioni in Italia, seduto vicino a Elly Schlein per dire che ci vuole una proroga del mercato tutelato dell’energia in Italia fa un certo effetto. Non fosse altro che per una data: 1999. Il decreto Bersani sulle liberalizzazioni risale a quasi venticinque anni fa. Venticinque anni in cui non è stato ancora completato nel nostro Paese il passaggio al mercato libero nel settore dell’energia, ma sappiamo bene che ogni volta che si parla di “liberalizzare” ci viene il mal di mare. È proprio il caso di dirlo e l’elenco è lungo: balneari, tassisti, gas, solo per citare alcuni settori.
E ppure sulle assicurazioni, ad esempio, le tariffe sono calate e il confronto tra operatori ha prodotto una concorrenza che fa bene.
La tesi delle opposizioni, ma anche di alcuni esponenti della maggioranza, sulla proposta di ennesimo rinvio della fine del mercato tutelato di energia e gas, è che le tariffe cresceranno per diversi milioni di famiglie e che, parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non ci sia un’adeguata informazione ancora oggi, dopo venticinque anni, venticinque, dal decreto Bersani. In tutti questi anni, insomma, non siamo stati capaci neanche di informare a dovere chi dovrà scegliere.
Proviamo dunque a fare due ragionamenti. Parliamo di mancata informazione sul nuovo sistema di mercato libero. Bene. Se non lo abbiamo fatto fino ad ora, è lecito pensare che non sarà fatto anche in caso di proroga di qualche mese del vecchio sistema. Peraltro, va detto, che il Governo Conte prima e quello Draghi poi hanno informato le forze politiche che oggi si sarebbe andati verso quella scadenza in cambio dei fondi del Pnrr, soldi che arrivano da Bruxelles proprio perché sono state promosse riforme che ci trasciniamo da tempo. Quindi è lecito oggi lamentarsi? Solo in questi giorni in cui L’Unione Sarda ha scritto, con inserti e approfondimenti, di mercato libero, sono arrivate al centralino numerose telefonate di lettori che chiedevano consigli. Significa, che se spieghi cosa sta accadendo la gente si informa, se invece dici che c’è l’ennesima proroga, le famiglie rimandano.
Secondo punto: con il passaggio dal mercato tutelato a quello libero i prezzi aumenteranno? Sì, forse, ma anche no. Se ci si prende la briga di andare sul comparatore dei prezzi di Arera, l’Autorità per l’energia, si trovano molte offerte decisamente più alte rispetto a quelle attuali del mercato tutelato, ma anche non poche aziende che offrono prezzi più bassi, con la possibilità, come per la telefonia o le assicurazioni, di scegliere la proposta più conveniente soprattutto perché disegnata sul singolo consumatore. Se una famiglia composta da tre persone sta a casa solo dalle 17 del pomeriggio, è meglio che scelga una tariffa bioraria in cui la sera e la notte il costo dell’energia elettrica è più bassa. Così come si può decidere tra prezzo fisso (stabile per un certo periodo nonostante le oscillazioni della borsa elettrica) e variabile. Con una possibilità in più: se i prezzi salgono, si può sempre cambiare gestore in pochi mesi (a differenza ad esempio del mercato dei mutui in cui le procedure sono lunghe). E se si è in regola con i pagamenti delle bollette, non si può rifiutare il cambio e a nessuno sarà mai bloccata la fornitura.
Insomma, il passaggio al mercato libero è più facile a farsi che a dirsi. Certamente, è meglio non farsi traviare dai tanti call center che in questo momento hanno ripreso a tartassare le utenze telefoniche anche dei morti. Ma se la decisione la prendiamo noi, dopo aver assunto le informazioni corrette, chiesto aiuto a un esperto e fatto una scelta consapevole, perché dobbiamo avere paura del m ercato? Magari si può anche risparmiare. Lo sapremo solo se proviamo. Con le proroghe continuiamo a finanziare inconsapevolmente il gestore che ci “passa” lo Stato. E quello è stato scelto consapevolmente?