Venti di guerra in Siria, dove non si è fatta attendere la reazione russa ai 59 missili Tomahawk lanciati da due cacciatorpedinieri Usa contro la base aerea di Shayrat, in risposta all'attacco chimico che ha provocato oltre 80 morti nella provincia di Idlib e che Washington ha attribuito al regime di Assad.

LA REAZIONE DI MOSCA - Mosca, alleata di Damasco, ha sospeso l'attuazione dell'accordo di collaborazione militare con gli Stati Uniti in Siria. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova.

La seconda ripercussione immediata l'ha annunciata il ministro della Difesa del Cremlino: "Stiamo applicando una serie di misure per rafforzare l'efficacia dei sistemi di difesa aerea delle forze armate di Damasco".

Inoltre, riferiscono i media russi, la fregata Ammiraglio Grigorovich, dotata di missili cruise, si sta dirigendo dal mar Nero al Mediterraneo verso le navi militari statunitensi da cui è stata lanciata l'offensiva.

Il premier, Dmitri Medvedev, ha accusato gli Usa di portare la situazione "sull'orlo di uno scontro militare". Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha invece detto che "l'attacco crea un grave ostacolo alla costruzione di una coalizione internazionale contro il terrorismo.

Tensioni anche tra il Cremlino e Londra: l'ambasciata britannica ha infatti confermato che la cancellazione della visita del ministro degli Esteri Boris Johnson, in programma per il 10 aprile. "Gli sviluppi in Siria hanno cambiato la situazione in modo fondamentale", si legge in un comunicato diffuso dal Foreign Office. Una posizione definita "assurda" dal ministero degli Esteri russo.

ASSAD - Il presidente siriano parla di un'aggressione "conseguenza di una falsa campagna di propaganda". Intanto, a meno di 24 ore dall'attacco statunitense, dalla base bombardata sono partiti due aerei da guerra siriani che hanno condotto dei raid su zone in mano ai ribelli nella provincia di Homs.

WASHINGTON - Washington, dal canto suo, rilancia, promettendo sanzioni nei confronti di Assad. Il Pentagono ha avviato un'indagine per accertare eventuali complicità russe nell'attacco chimico di Idlib. E la Casa Bianca minaccia: "Abbiamo inviato a Bashar al-Assad un messaggio molto chiaro. Speriamo non sia necessario, ma siamo pronti a fare di più".

Nel frattempo, il segretario di Stato Rex Tillerson, che l'11 e il 12 aprile dovrebbe incontrare il suo omologo russo Serghei Lavrov a Mosca (almeno così si era stabilito prima dei 59 missili lanciati da Trump) si dice "deluso" dalla reazione del Cremlino. "Siamo delusi ma non sorpresi dalla risposta russa - ha detto - che indica il continuo sostegno per un regime, quello di Assad, che conduce questo tipo di attacchi orrendi contro il suo stesso popolo".

L'OCCIDENTE - Praticamente tutti i Paesi dell'Occidente, che hanno appoggiato l'offensiva di Trump, invocano a gran voce la fine dell'escalation militare e il ritorno della questione sotto l'egida dell'Onu.

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