Unione Europea: tra sostegno a Kiev e esigenza di cambiamento
Altri 90 miliardi di aiuti agli Ucraina senza l’uso degli asset russi, basteranno per guadagnarsi un posto al tavolo delle trattative?(Ansa)
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Il Consiglio Europeo, all’unanimità, ha votato il sostegno all’Ucraina per il prossimo biennio 2026/2027. Sostegno, consistente nei fatti in un prestito da novanta miliardi finanziato con il debito comune. Resterebbe, pertanto, definitivamente accantonata l’ipotesi di utilizzo degli asset russi caldeggiata dalla Commissione e dalla Germania. Secondo Giorgia Meloni, che sembrerebbe aver sostenuto la linea del debito comune senza vincoli nazionali e senza riflessi sul Piano di Stabilità, “ha prevalso il buon senso”.
Non parteciperanno direttamente al programma, per quanto si apprende dagli organi di stampa, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Sempre da quanto parrebbe apprendersi dai media, si tratterà di un prestito senza rivalsa, nel senso che l’Ucraina sarà tenuta a rimborsare solo nel momento in cui vengano versate le riparazioni di guerra. Ma, in che modo, la determinazione dei leader europei potrà incidere, se inciderà, nel contesto dei negoziati per la pace tra Stati Uniti e Russia? Attraverso questa decisione i leader dei Paesi Membri, sono riusciti a rilanciare l’immagine geopolitica dell’Unione Europea nel contesto internazionale?
Le risposte potrebbero non essere, forse, direttamente conseguenti anche in considerazione del sentimento di disamore (se si consente l’utilizzo del termine) delle opinioni dei singoli dal progetto europeo. Al di là dei meri tecnicismi, l’Europa, unitariamente e complessivamente considerata, e non solo quella dei 27 Paesi Membri per intenderci, parrebbe necessitare di un inedito ruolo di rilievo internazionale per poter imporre all’esterno il proprio peso geopolitico, la propria capacità deterministica. Il punto nodale sembrerebbe individuabile nella necessità di procedere dal preliminare rafforzamento interno dell’Unione attraverso la piena esplicazione dei principi ineludibili di solidarietà ed equità per poter ristabilire il patto di fiducia tra cittadini e Istituzioni.
I temi della cosiddetta giustizia sociale dovrebbero tornare centrali nel dibattito europeo, perché se si vuole apparire forti ed incisivi all’esterno, occorre in primo luogo essere solidi all’interno. Più chiaramente: sembrerebbe necessario, e probabilmente addirittura essenziale, che l’Unione Europea, unitariamente considerata, debba proporsi all’esterno quale valida opzione ad un ordine internazionale confuso che vedrebbe prevalere super potenze assolutamente competitive come la Cina. Soprattutto ove si sia chiamati un domani, a seguito della cessazione del conflitto, a rideterminare e regolamentare i rapporti anche tra la Russia e l’Unione Europea. E ancor di più allorquando, la stessa Unione Europea abbia sempre caldeggiato, e caldeggi tutt’ora, la adozione di idonee garanzie di sicurezza, quali, a titolo esemplificativo, l’ingresso di Kiev nell’Unione se non pure nella Nato, percepita, quest’ultima, come irricevibile da parte di Vladimir Putin.
Si tratterà, allora di verificare, nel futuro prossimo, se siffatto sostegno all’Ucraina potrà davvero essere utile a garantire una partecipazione diretta (oltre che la misura di siffatta partecipazione) dell’Unione Europea unitariamente considerata, non quindi di singoli leader dei Paesi Membri che la compongono, ai negoziati per la risoluzione del conflitto russo ucraino. Circostanza, quest’ultima, tutt’altro che scontata, visto che, allo stato, il Cremlino parrebbe aver escluso l’ipotesi del trilaterale tra Stati Uniti, Russia e Ucraina e che potrebbe, probabilmente, rendere assai più difficoltoso il percorso negoziale.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro
