Un anno e mezzo dopo la misura di prevenzione eseguita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza su ordine dei giudici della seconda sezione penale di Cagliari, lo stesso Tribunale ha disposto ora la confisca di beni mobili e immobili, conti correnti e contanti per un valore di oltre 4 milioni di euro (forse superiore) a Rober Carboni, 70 anni, ex amministratore della "Industrie laminazione alluminio" di Portovesme crollata nel 2007 con un buco nei conti di 69 milioni di euro.

Da quel crac finanziario era nata un'inchiesta che aveva portato all'incriminazione di venti persone per truffa e bancarotta e che si era divisa in più parti tra riti abbreviati, udienze dibattimentali e prescrizioni. Nove imputati avevano patteggiato: tra loro Carboni (2 anni e mezzo).

La decisione è del collegio presieduto da Massimo Poddighe (a latere Simone Nespoli e Andrea Mereu). I giudici hanno ritenuto vi fosse una discrepanza non giustificata tra i redditi di Carboni e il suo tenore di vita. "La Procura pochi mesi fa nelle sue conclusioni aveva indicato questo scompenso in circa 2 milioni, la decisione è indecifrabile", il commento dell'avvocato difensore Guido Manca Bitti, che presenterà ricorso in Appello.

Il provvedimento antimafia (esteso anche a reati quali la truffa, il peculato e la bancarotta) riguarda immobili, conti correnti, denaro contante, auto, moto, quote di partecipazione societarie, un'imbarcazione e diversi orologi.
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