Confindustria contro la Regione, che nei giorni scorsi ha mandato a valutazione di impatto ambientale il progetto di riqualificazione della Portovesme Srl per la produzione di carbonato di litio e ossidi di metalli misti.

La Glencore, titolare dell’impianto, ha già fatto sapere che la decisione, che considera un intoppo, potrebbe portare alla scelta di individuare un altro sito fuori dall’Isola. Ora arriva anche la dura presa di posizione dell’associazione degli industriali della Sardegna meridionale, con una nota inoltrata ai ministri delle Imprese Adolfo Urso e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. 

«L’incomprensibile scelta della Regione Sardegna, tecnicamente immotivata in quanto conforme a tutti gli standard di salute, sicurezza e ambiente previsti dalla normativa attualmente vigente, scoraggia gli investimenti e si pone in aperta contraddizione con la strategia italiana di assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche», scrive Confindustria,  «in particolare attraverso modelli di economia circolare e svantaggia l’Italia rispetto ai principali paesi europei come Francia, Germania e Spagna».

Il comunicato prosegue spiegando che «tale decisione appare in contrasto anche con la volontà espressa dal Governo italiano di volere assicurare il coordinamento e l’azione amministrativa necessaria per la tempestiva ed efficace realizzazione di investimenti riconosciuti di preminente interesse strategico nazionale». 

Tra gli aspetti più allarmanti della decisione presa, secondo Confindustria, «c’è quello di perdere la possibilità di realizzare nel nostro Paese il più grande impianto in Europa di raffinazione dei metalli delle batterie - un’iniziativa con investimenti significativi, che costituirebbe un volano economico per il territorio e la Sardegna, oltre ad assicurare il futuro domestico -oggi incerto- nella produzione di veicoli elettrici».

Nel dubbio, è l’accusa, pare prevalere «la strategia del non fare e del rinvio sine die, senza l’assunzione delle responsabilità proprie e di competenza regionale. Ciò è particolarmente grave se si tiene conto del contesto economico, sociale e occupazionale del territorio in cui opera la Portovesme Srl e se si considera che lo stesso costituisce la base su cui si fonda il progetto di riconversione del sito».

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