Cara Unione,

qualche giorno fa, a Sassari, è nata la mia nipotina. Ho visto mamme che cercavano di allattare la prima volta e delle compagne di stanza che parlavano, entravano e uscivano dalle stanze con un continuo «scusi» dopo aver urtato qualcuno e spesso quel qualcuno era la mamma che cercava di sfamare il proprio figlio.

Tre mamme in uno spazio minuscolo. Parenti che si passano i nuovi nascituri da un braccio all'altro. Da un vestito all'altro. Da un odore all'altro. Mamme che non riescono ad attaccare al seno i figli che, piangenti, vengono riportati al nido, attraversando un corridoio e facendo slalom tra decine e decine di persone, per poi sentirsi dire «il bambino va riportato qua solo quando dorme».

Mi guardavo intorno e pensavo al nostro reparto di Alghero: bello, pulito, nuovo, con personale competente (non mi permetto di dire che a Sassari non lo fosse), attento, delicato e rispettoso. Quanto meno per la mia personale esperienza. 

Se ad Alghero avevi bisogno c'era sempre un'ostetrica pronta ad aiutarti, a stare al tuo fianco, a spiegarti come allattare e farti sentire coccolata e supportata. Questo succedeva nel 2014 quando forse il personale ospedaliero era ancora adeguatamente numeroso. Mi guardavo intorno a Sassari e vedevo tanta confusione. 

Il reparto di ginecologia e nido di Alghero merita di più che una porta chiusa per le nostre future mamme. Non bisogna guardare ai numeri ma ai servizi. 

Piccolo sfogo di una zia, e donna, che vorrebbe una società più attenta e delicata sul tema del parto e sulla condizione della mamma durante il post parto.

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)

© Riproduzione riservata