Torna in discussione la morte di Mario Alberto Dettori, il maresciallo sardo che la notte della strage di Ustica - il 27 giugno 1980 - era in servizio come radarista.

La Procura di Grosseto ha disposto l'esumazione della salma del militare di Pattada (Sassari), che nel 1987 era stato trovato impiccato a un albero nell'hinterland della città toscana.

L'ipotesi del suicidio non ha mai convinto i familiari: la sera in cui l'aereo della Itavia precipitò - in circostanze misteriose - nei pressi dell'isola siciliana, uccidendo gli 81 passeggeri e membri dell'equipaggio, il sottoufficiale tornò a casa dicendo che "si era sfiorata la terza guerra mondiale".

A contribuire al mistero anche un bonifico di 1500 franchi che Dettori nel 1986 aveva fatto a un tale Roland, un aviere francese che aveva conosciuto quando aveva lavorato al centro radar Mont Angel in Francia.

Ustica, 36 anni fa la strage: ancora in cerca della verità
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I resti del Dc 9 Itavia al Museo della memoria di Ustica a Bologna
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Ciò che è stato recuperato del Dc 9
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Il carrello del velivolo
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Alcuni documenti e oggetti recuperati
Alcuni documenti e oggetti recuperati
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L'ala del Dc 9 e ciò che rimane dell'aereo
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La prima pagina de L'Unione Sarda del 29 giugno 1980
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I parenti e l'associazione antimafia Rita Atria avevano fatto pressione sulla riapertura del caso. Dopo la strage, Dettori era cambiato, gli era stata diagnosticata una depressione. E spesso aveva pronunciato frasi sibilline: "È successo un casino, qui vanno tutti in galera, ho paura". E anche "c'entra Gheddafi", a confermare il sospetto del coinvolgimento libico nel disastro.

Ora i resti sono sotto la lente del medico legale. I risultati usciranno nei prossimi giorni.
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