«Ho visto ospiti sedati, picchiati, legati, trattenuti per le braccia». Così in Aula d’Assise a Sassari, una testimone ha esordito, rispondendo alle domande della pm Erica Angioni, riferendo sulla sua esperienza da dipendente della Comunità alloggio “Noli me tollere” di Sorso.

La donna è stata sentita nel processo che vede imputata per omicidio colposo l’allora direttrice della struttura Maria Franca Lupino ritenuta dalla procura della Repubblica, secondo le accuse, responsabile della morte di Rosalba Scognamiglio, deceduta il 17 giugno 2020. L’82enne, ospite della “Noli me tollere”, e considerata non autosufficiente, sarebbe caduta dalla sedia riportando un trauma cranico.

Secondo l’imputazione, la Lupino avrebbe omesso, tra le altre contestazioni di «negligenza, imprudenza e imperizia, e in assenza di buone prassi assistenziali», «di richiedere tempestivamente l’intervento del personale e dei mezzi di soccorso».

Ma all’episodio del decesso si è arrivati, durante l’udienza, dopo aver ricostruito il quadro generale di trattamenti a cui sarebbero stati sottoposti i pazienti. «Li pulivamo- riferisce la teste, che svolgeva al tempo il turno di notte- con secchi d’acqua e candeggina, usando guanti di gomma per i piatti. Alcuni anziani si bruciavano».

Nel contesto descritto si parla anche di pazienti con problematiche psichiatriche chiusi a chiave da una collaboratrice in una stanza e sedati: «Sbavavano, e alcuni non si svegliavano proprio». Uno dei momenti più complessi della deposizione ha fatto riferimento alla scomparsa di un paziente durante il periodo covid.

«Era chiuso in camera- afferma la teste- aveva la febbre alta. È morto dopo lunghe sofferenze chiamando aiuto. Sentivo che gridava il mio nome».

L’avvocato della difesa, Gianmario Fois, si è opposto alla ricostruzione perché non riguardava quanto in oggetto nel capo d’imputazione. Sull’episodio specifico della signora deceduta la testimone ha detto: «Era tutta livida, non rispondeva ad alcuno stimolo. Mi è stato detto che era sedata».

Sul punto il legale ha evidenziato le lacune mnemoniche della teste riguardo alla permanenza della anziana nella struttura chiedendo poi che facesse i nomi degli ospiti che sarebbero stati picchiati nella struttura, istanza a cui l’ex dipendente ha risposto solo in parte. È emerso infine come la morte dell’82enne avesse creato un grande scompiglio nella comunità alloggio.

«La direttrice avrebbe detto- riferisce la donna ricordando il timore di una querela 5 anni fa- che se veniva denunciata dovevamo contribuire anche noi finanziariamente alle spese del legale. Perché se crollava lei, crollava tutto».

Ma proprio su quanto accadeva a Sorso, l’avvocato Fois ha chiesto che venisse sentita in Aula la collaboratrice spesso citata nelle testimonianze per chiarire il rapporto che aveva con la direttrice.

Il legale ha sottolineato come l’ex dipendente sentita in aula avesse una relazione lavorativa con la collaboratrice e non con la direttrice. La giudice Silvia Masala ha invece previsto un’udienza in cui vengano sentite altre due ex dipendenti, anch’esse citate come presenti al tempo dei fatti, calendarizzando la prossima seduta a novembre. Ad assistere la parte civile l'avvocato Marco Manca.

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