Sarebbero circa 150mila le persone rimaste senz'acqua nella Sardegna nord-occidentale a causa delle lesioni alla maxicondotta Coghinas 2 che alimenta il potabilizzatore di Truncu Reale, a Sassari.

Gli interventi di ripristino sono in corso, ma per il definitivo ritorno alla normalità bisognerà aspettare domani mattina.

Intorno a mezzogiorno l'acqua è iniziata ad affluire nel serbatoio di accumulo di Enas e in serata, a riempimento avvenuto, Abbanoa potrà occuparsi del trasferimento nelle vasche del potabilizzatore.

Una volta riempite queste ultime, l'acqua inizierà a tornare nella rete. I primi rubinetti a tornare operativi saranno quelli della zona di Porto Torres-Stintino, dove l'acqua arriva per caduta, dunque più velocemente.

La fine dell'emergenza per Sassari e dintorni, che ha creato grandi disagi e costretto in certi casi a disporre la chiusura delle scuole, come a Porto Torres, è invece attesa per la mattinata di sabato.

Circa 200 i chilometri rimasti completamente a secco da rimettere in pressione.

Nell'attesa, prosegue la spola delle autobotti per la distribuzione dell'acqua, grazie all'impegno di Protezione civile e Abbanoa.

"Sono rimasto in stretto collegamento anche con gli altri sindaci del territorio che stanno vivendo la stessa situazione, coordinandoci e confrontandoci - spiega il sindaco di Sassari Nanni Campus - Ho sentito costantemente l'assessorato regionale ai Lavori pubblici, mentre stamattina il prefetto Maria Luisa d'Alessandro ha autorizzato i vigili del fuoco a supportare con le loro autobotti la nostra Protezione civile". "L'assenza di dichiarazioni - chiarisce infine - non è certo sintomo di assenza di attività. Non inseguiamo sterili polemiche né intendiamo attaccare Abbanoa, che non ha responsabilità in questa emergenza e con cui ci stiamo sentendo costantemente".

Ma la situazione sta destando polemiche, anche politiche.

Desirè Manca, rappresentante del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale punta il dito contro Enas e Abbanoa: "Le condotte si possono rompere, certo, ma ci domandiamo - dice l'esponente pentastellata - - se per un guasto ad un condotta ci volessero trenta giorni per la riparazione, i cittadini rimarrebbero un

mese senza acqua? Esiste un piano di emergenza in caso di rottura delle condotte? I fatti ci dimostrano di no, nessuna interconnessione delle reti e nessuna programmazione", conclude Manca, che parla anche di "improvvisazione", visto il numero, a suo dire insufficiente, di autobotti dislocate per l'approvigionamento.

(Unioneonline/l.f.)
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