«Mi hanno salvato la vita». Paolo Colombino, 66 anni, rivolge la frase e un ringraziamento ai medici, infermieri e oss del reparto di Nefrologia che lo hanno curato dal 27 novembre al 6 dicembre all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari.

«Sento solo critiche nei confronti del personale ospedaliero e io voglio smentire quanto si dice. Sono stati di una professionalità unica», riferisce l’uomo, originario di Porto Torres ma residente da tempo nel capoluogo turritano.

Colombino ha vissuto giorni di grande sofferenza e pericolo dovuti a un batterio che si era insediato nel suo corpo, causando un’infezione in potenza letale. «Ero del tutto disidratato e quando ho chiamato il 118, alle 4 del mattino, il dolore si era fatto insopportabile». Il blocco renale si stava avvicinando a grandi passi con le conseguenze anche mortali che può comportare. E appena arrivati in ospedale inizia, ricorda Paolo, «il trattamento che non potrò mai dimenticare». «Si sono prodigati per me e per gli altri pazienti 24 ore al giorno. Non ci hanno abbandonato un secondo».

Per il 66enne, ex dipendente della Tirrenia in pensione, le cure mediche insieme all’umanità sono state fondamentali. «Sono stati eccezionali, non nascondendomi nulla su cosa avevo ma standomi sempre vicino». Sei le flebo al giorno per l’uomo che, come rimarca, ha «rischiato grosso». «Quando dopo 10 giorni mi hanno detto, “signor Colombino, ce l’abbiamo fatta”, a me è scappata anche la lacrimuccia».

Salvo, dunque, grazie al personale del reparto a cui Colombino vuole esprimere la sua gratitudine. «Ho visto in che condizioni lavorano e fanno miracoli, dal pronto soccorso a tutte le altre strutture. Se la sanità non funziona in Sardegna non è certo colpa loro».

© Riproduzione riservata