Si è svolto ieri, a Sassari, nel salone parrocchiale di Sant'Orsola, un incontro organizzato dall'amministrazione comunale al fine di spiegare alla cittadinanza il funzionamento dello Sprar, sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

"Non siamo sardi, italiani o africani. Siamo tutti cittadini del mondo" sono state le parole di Max, un ragazzo originario del Mali che da tre anni vive in Sardegna, dove svolge il ruolo di mediatore culturale ed è inserito nel progetto Sprar del Gus, il Gruppo umana solidarietà.

Il Comune, ha spiegato l'assessore Monica Spanedda, si è aggiudicato 450mila euro annui del ministero dell'Interno per accogliere i richiedenti asilo: "Fondi che permetteranno di creare un'impresa solida e sana, fatta di giovani che si sono formati nelle nostre università, come mediatori culturali, educatori e tante altre professionalità. Desideriamo che questi giovani diventino nostri cittadini e vengano inseriti nella nostra società".

Sassari accoglierà 31 di queste persone, che verranno ospitate in piccoli gruppi in appartamenti per favorire il loro inserimento sociale.

Cinque i contratti di locazione stipulati con privati, che hanno messo a disposizione le proprie case in diversi quartieri della città.

I 31 beneficiari del percorso Sprar seguiranno corsi di italiano formativi per poi attivare un tirocinio o contratto nelle aziende locali; per loro ci sarà anche l'opportunità di conoscere la storia e la tradizione della Sardegna, con visite nei più importanti siti archeologici e storici dell'Isola.

"Sassari è la città dell'accoglienza", è stato il commento del sindaco Nicola Sanna, anch'egli presente all'incontro.

(Redazione Online/s.s.)
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