Sono due i processi in programma questa mattina al Tribunale di Sassari a carico di otto pastori che, nel febbraio 2019, avevano manifestato in piazza.

Le proteste per richiedere un equo prezzo del latte ovino conferito per essere trasformato in formaggio, la maggior parte Pecorino Romano.

Gli otto sono accusati di reati quali rapina, blocco stradale e danneggiamento.

A causa delle restrizioni per il Covid non ci saranno presidi davanti al palazzo di giustizia di Sassari, ma i delegati degli allevatori esprimono la propria solidarietà a distanza.

"Diventa sempre più pesante l'accanimento giudiziario contro i pastori che hanno manifestato nel febbraio 2019. In questi giorni si stanno svolgendo i processi, sempre più ravvicinati, in vari tribunali della Sardegna, con accuse di gravi reati per numerosi allevatori", dicono i 'Pastori senza bandiere' che "dopo due anni da quei fatti", pretendono che, finalmente, “si riconosca la legittimità di quella rivendicazione, che anche nei momenti di maggiore tensione, è stata condotta senza cadere in atti violenti contro le persone. È necessario si riconosca il motivo che ha caratterizzato la protesta, una battaglia rivolta a garantire la giusta remunerazione del latte per gli allevatori ovini, settore portante di tutta l'economia sarda".

I 'Pastori senza bandiere' perciò "respingono con forza che si guardi la protesta dei lavoratori come un'attività criminosa da condannare e punire severamente".

"Le sacrosante ragioni di un'intera categoria aspettano ancora di essere adeguatamente tutelate e garantite, attraverso strumenti di contrattazione - concludono - non invece represse con denunce e processi, che colpiscono ingiustamente i pastori e le loro famiglie". 

(Unioneonline/v.l.)

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