Nuovo blitz da parte dei carabinieri del comando provinciale negli uffici dell’Università di Sassari nell’ambito dell’inchiesta “Monte Nuovo”. I militari hanno acquisito ulteriori documenti dopo l’operazione dei Ros che ha portato all'arresto di 31 persone, 13 in carcere e 18 ai domiciliari.

Secondo l'accusa, in Sardegna sarebbe attiva un'associazione di stampo mafioso con intrecci tra la criminalità orgolese, riconducibile a Graziano Mesina, politica e istituzioni.

I carabinieri avevano già raggiunto la sede dell’Ateneo il 27 settembre scorso. In quell’occasione avevano sequestrato della documentazione relativa all'elezione del rettore Gavino Mariotti e a successive nomine all'Università e all'Azienda ospedaliero universitaria.

Le indagini si concentrano su alcuni passaggi contenuti nell'ordinanza con cui il gip del Tribunale di Cagliari, Michele Contini, la settimana scorsa ha disposto l'arresto delle 31 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione segreta, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri reati come peculato e corruzione.

Nel provvedimento del giudice si legge che l'associazione mafiosa si era impegnata per garantire l'elezione del rettore di Sassari, trovando i voti necessari per essere nominato alla guida dell'ateneo, e che il rapporto di Mariotti con la banda «si concretizza, da una parte, nel sostegno che il gruppo assicurò per favorire la sua elezione, e dall'altra, nella massima disponibilità offerta dal prof. Mariotti per soddisfare gli interessi del sodalizio».

Il rettore al momento non risulta indagato ma all'interno dell'Università si è aperta una discussione sui fatti.

Nella casella email dei docenti, qualche giorno fa, è arrivato un appello da sottoscrivere per rivendicare l'estraneità dell'Ateneo a qualunque sistema mafioso, e a sostegno di Mariotti. Oggi gli studenti dell'Udu rispondono a quell'appello: «Riteniamo di dover prendere le distanze da tali fenomeni criminali e pericolosi per il nostro tessuto sociale, rispettando il compito della magistratura di accertamento dei fatti, senza dimenticare la grande responsabilità culturale e sociale dell'Università e di tutte le istituzioni anche nella lotta ai fenomeni mafiosi, che oggi più che mai chiama al dovere civico di aprire una ampia riflessione, e non di accantonarla frettolosamente».

(Unioneonline/s.s.)

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