Proseguono gli interrogatori delle 31 persone arrestate dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Cagliari su una presunta associazione mafiosa attiva in Sardegna con legami tra la criminalità e i colletti bianchi.

Ma nessuno parla. Una strategia, quella di avvalersi di non rispondere, condivisa dai legali di tutti gli indagati, che vogliono prendersi il tempo per leggere le 407 pagine dell’ordinanza.

In questi giorni il gip Michele Contini, con i pm Emanuele Secci e Rossana Allieri, sta ascoltando le 18 persone finite ai domiciliari, presunti fiancheggiatori di Graziano Mesina che secondo gli inquirenti avrebbero coperto la latitanza dell’ex primula rossa.

Oggi davanti a gip e pm sono comparsi Riccardo Mercuriu (difeso dall'avvocato Francesco Lai), Serafino Monni (legali Davide Muledda e Gian Luigi Mastio), Antonio Michele Pinna e Marco Zanardi (assistiti da Marina Zuncheddu e Fabrizio Pintus).

Tutti muti, così come le altre persone interrogate. Gli unici a parlare, con dichiarazioni spontanee e sempre avvalendosi della facoltà di non rispondere, sono stati l’ex assessora Gabriella Murgia e Giuseppe Paolo Frongia. Entrambi hanno respinto gli addebiti. Frongia ha negato di conoscere Mesina, ma secondo chi indaga avrebbe avuto un ruolo di primo piano negli spostamenti di Grazianeddu di casa in casa durante la sua latitanza. 

Gli interrogatori di garanzia si chiudono lunedì, quando toccherà a Paolo Sale, il 44enne di Orgosolo che è inizialmente sfuggito alla cattura e si è poi consegnato ai carabinieri due giorni dopo.

Gli avvocati di tutti arrestati hanno tempo sino a sabato per presentare al tribunale del Riesame di Cagliari istanza di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare.

Continuano intanto le indagini: sotto la lente degli investigatori anche le fughe di notizie che avrebbero favorito gli indagati, dietro le quali ci sarebbe l’ombra dei servizi segreti.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata