Non si dà pace la sorella di Davide Calvia, il 38enne sassarese disperso per 10 giorni nel Golfo dell'Asinara e ritrovato morto sabato mattina sulla costa di Castelsardo.

«Chi ti conosceva – scrive oggi Nadia su facebook in una pagina dedicata proprio al fratello – sa che avevi un grande cuore». E oggi, prosegue, «voglio prometterti che ti renderò giustizia… fosse l’ultima cosa che farò! Perché tutti dobbiamo sapere perché è andata così». 

Una vicenda, quella del naufragio dell’imbarcazione su cui si trovava il 38enne, che ha ancora molti punti oscuri da chiarire e per cui Giovannino Pinna, il sub sassarese di 35 anni che si trovava a bordo insieme al cugino Davide e che è sopravvissuto, è al momento indagato dalla Procura della Repubblica di Sassari. L’accusa è di naufragio colposo e rischia da uno a cinque anni di carcere.

«Il mio assistito sta ancora male, sia fisicamente che psicologicamente», ha riferito l'avvocato difensore di Pinna, Luca Barrocu. «È sotto choc e appena starà meglio sarà a disposizione degli inquirenti per chiarire qualsiasi aspetto dell'incidente. Ha già fornito ai carabinieri una versione dei fatti, ma è disponibile a rispondere a ulteriori domande».

LA RICOSTRUZIONE – La sera del 12 aprile Pinna e Calvia stavano facendo una battuta di pesca sportiva nel Golfo dell'Asinara, nel tratto di mare fra Stintino e Porto Torres. I due cugini, mentre la loro barca affondava, avevano lanciato l'SOS e poi erano scomparsi in mare. Pinna era stato ritrovato 24 ore dopo su una spiaggia di Marritza, nella Marina di Sorso, in condizioni critiche, mentre il cadavere di Calvia è stato rinvenuto dieci giorni dopo il naufragio.

Pinna è già stato sentito solo in maniera informale il giorno dopo il ricovero ma i suoi ricordi erano troppo confusi

L’AUTOPSIA – Lunedì 24 aprile il medico legale Salvatore Lorenzoni ha eseguito l'autopsia sul corpo del 38enne. Rilevata la «presenza di politraumi», sulla cui origine non c’è però al momento alcuna certezza. Di sicuro si sa che dopo essere rimasto per dieci giorni in balia del mare, fra onde e scogli, al momento del suo ritrovamento, sabato scorso, Davide Calvia era irriconoscibile. Tanto che i familiari lo hanno identificato solo dai tatuaggi.

Per capire se il 38enne sia morto per annegamento o per i politraumi bisognerà aspettare i risultati finali dell'autopsia, che saranno consegnati alla Procura di Sassari entro giugno. All'esame ha partecipato anche il medico legale Francesco Lubinu, nominato dall'avvocato della famiglia Calvia, Marco Palmieri.

LE INDAGINI – Sull'incidente indagano la Capitaneria di porto e i carabinieri di Porto Torres. Al vaglio degli inquirenti c'è anche il furto di una barca che era ormeggiata al porto di Porto Torres, sparita proprio il pomeriggio del 12 aprile e il cui proprietario denunciò il furto il giorno dopo.

I carabinieri hanno sequestrato le immagini registrate da alcune telecamere di videosorveglianza del porto, per cercare elementi utili. Una delle ipotesi che gli investigatori stanno verificando è che la barca scomparsa dal pontile possa essere l'imbarcazione rubata e utilizzata dai due naufraghi e poi affondata nel Golfo dell'Asinara per cause che sono al momento sconosciute. Barca che non è mai stata ritrovata.

(Unioneonline/v.l.)

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