Otto giorni e nessuna traccia né di Davide Calvia né dell’imbarcazione sulla quale si trovava il sub sassarese disperso assieme al cugino Giovannino Pinna, trovato vivo dopo oltre 24 ore in balia delle onde.

La sorella Nadia ha creato un gruppo Facebook, “Insieme per Davide Calvia”: l’obiettivo è quello di far luce sulla vicenda, perché «lo strazio del non sapere è devastante, ti lacera dentro».

«Voglio che salti fuori, vivo o morto. Voglio almeno un corpo su cui piangere», dice Nadia, che non ha perso le speranze di ritrovare il fratello vivo e crede che in questa vicenda ci siano diversi punti oscuri.

«Mio fratello non era uno stinco di santo, lo sanno tutti, ma non ha stuprato né ucciso nessuno». Il sospetto di Nadia è che quella notte in mare ci fosse un’altra barca, che i due naufraghi abbiano fatto qualcosa che non si poteva fare (ad esempio rubare del pesce) e siano finiti nei guai.

«Troppe le cose che non tornano», a partire dalla barca rubata («Ma non è detto che siano stati loro, c’erano salvagenti, mute e razzi Sos a bordo, li avrebbero trovati, magari quella era la seconda barca in mare quella notte»). Su che imbarcazione erano invece Giovannino Pinna e Davide Calvia? «L’aveva prestata un amico a Davide, ha detto mio cugino».

Quel che è certo è che Davide e la barca si sono volatilizzati: «Non è possibile – si dispera Nadia – che non abbiano trovato neanche una traccia. Quando è stato lanciato l’Sos c’era ancora luce e si è alzato in volo l’elicottero dei Vigili del fuoco».

Le speranze di trovarlo vivo, continua Nadia, «sono pochissime». Ma non nulle: stando alla sua tesi Davide potrebbe essere «trattenuto da qualcuno, o nascondersi per paura o ancora vagare senza meta, completamente spaesato».

Tanti punti oscuri, dubbi e sospetti, ma «nessun punto di partenza, nessun indizio valido e buio totale su tutto». 

«Vorremmo sapere cosa è successo, vorremmo almeno trovare il corpo per dargli una degna sepoltura e poterlo piangere. E se mio fratello ha sbagliato e verrà trovato vivo sarò la prima a rendere pubblico quel che ha fatto», conclude Nadia.

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