"Non c'è nessun allarme influenza in Sardegna, tutti i dati rientrano nelle previsioni e nella media degli altri anni". Fiorenzo Delogu, direttore del servizio Igiene e Sanità pubblica dell'Asl Sassari-Olbia, chiarisce che anche nell'Isola, come nel resto delle regioni italiane, non si può parlare di un'incidenza maggiore di quella prevista. Quindi la morte di Carla Pisanu rientra nella statistica.

Quali caratteristiche ha questo virus?

"Si tratta del tipo A, la lettera indica il ceppo virale, H1N1. Si sente parlare di influenza suina, ma non è corretto: probabilmente si definisce così perché nel 2009 ne è stato isolato un ceppo in un allevamento di maiali in Sudamerica. Colpisce uomini e anche animali, e periodicamente si presenta in concomitanza con la stagione invernale".

Qual è la fascia più a rischio?

"I bambini tra 0 e 4 anni presentano un'incidenza pari al 41,50 per cento su 1.000 assistiti".

L'influenza di quest'anno ha caratteristiche particolari?

"Assolutamente no, una normale influenza. Forse se ne parla di più perché l'attenzione dei medici, e anche dei media, si è innalzata dato che si parla, proprio in questo periodo, molto di più dei vaccini, la cui campagna ha avuto ottimi risultati".

Quanti sono i malati?

"In Italia 5.600.000, siamo nella media. In Sardegna, che è una delle regioni più colpite, nella quarta settimana abbiamo registrato 11.867 casi. Il 33,59 per cento è composto da bambini fra 0 e 4 anni, il 25 per cento fra 5 e 11; l'8,5 per cento fra 14 e 64, e un 5,1 per cento riguarda gli ultra 65enni".

Nell'Isola in pochi giorni ci sono stati diversi morti.

"Ma succede ogni anno; le persone che, in Italia, subiscono conseguenze mortali legate al virus sono comprese fra 5mila e 8mila. I problemi principali sono le complicanze dell'influenza, come, la più frequente, la polmonite batterica".

Quali sono gli ultimi dati?

"Ci sono ancora 25 persone in Sardegna che sono ricoverate in condizioni preoccupanti. Attualmente la nostra regione attraversa il periodo di picco. L'insularità un po' ci protegge, a livello temporale, infatti da noi il contagio si è diffuso in un periodo successivo rispetto alle altre aree, ma è anche vero che poi ne usciamo in ritardo".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)

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