Il rischio delle contrazioni delle produzioni e delle attività manutentive degli impianti a carbone di Fiume Santo, nell'area industriale tra Porto Torres e Sassari, legate alle troppe incertezze sul piano della transizione energetica della Sardegna, in particolare della centrale termoelettrica, hanno spinto i sindacati a chiedere un confronto con l’azienda Ep Fiume Santo. Un incontro nella sede di Confindustria, a Sassari, che ieri mattina ha visto la partecipazione dei confederali Cgil, Cisl e Uil e di tutte le federazioni di categoria, compreso il settore dell’indotto. Presenti i dirigenti della società Ep Fiume Santo , lo stesso direttore Paolo Apeddu e il direttore generale di Confindustria, Giansimone Masia.

I temi in evidenza la marcia degli impianti a carbone, i due gruppi 3 e 4, che procederanno in maniera alternativa, come avvenuto negli ultimi sei mesi del 2023, ovvero un solo gruppo attivo e l’altro fermo disponibile, un sistema alternato che potrebbe avere delle ripercussioni sulla gestione quotidiana delle attività dei lavoratori. Il secondo argomento in discussione quello relativo agli investimenti futuri dell’azienda Ep Fiume Santo. «La società ha confermato che è verosimile che gli impianti marceranno in maniera alternativa, ma assicura che non ci saranno contrazioni al budget, - spiega Massimiliano Mureti, segretario generale della Cigl Sassari – riducendo l’attività degli impianti, diminuisce anche il rischio di un possibile guasto al funzionamento e questo potrebbe determinare meno interventi di manutenzione.

Per contro però considerando che nel 2024 si utilizza un carbone diverso da quello degli anni precedenti, non un carbone russo con qualità superiori, ma un combustibile proveniente da altri Paesi, con caratteristiche tali da poter generare ulteriori problemi di gestione legate alla produzione, questo potrebbe richiedere maggiori interventi di manutenzione». Nella gestione delle maestranze si confida, inoltre, nella disponibilità dell’azienda ad un confronto con i sindacati. «Per trovare soluzioni condivise – aggiunge Muretti- come quella di favorire la possibilità di impiegare i  lavoratori in altre aziende, presenti nell’impianto, dove sono richieste tipologie simili di lavori. Quindi la possibilità che si sviluppi la procedura di mobilità da una azienda ad un’altra».

«Questo rischio per almeno 18 mesi non ci sarà, secondo Ep, - sottolinea Gianfranco Multinu, segretario dei chimici Cgil Sassari- perchè con una rimodulazione interna delle attività, dovuta alla riduzione possibile nella gestione dei nastri carbone, ma con un aumento dall’altra parte delle attività, alla fine il livello sarà lo stesso. Vista la prospettiva dei 18 mesi, se ci sono contratti in scadenza con ditte appaltatrici, Ep garantirà una proroga di quei contratti». Resta invece l’incertezza normativa sugli investimenti da 1 miliardo legati al progetto "Fiume Santo Energy Park", il piano che consentirà al sito industriale, situato tra Sassari e Porto Torres, di continuare a contribuire alla sicurezza energetica del territorio anche dopo il phase-out del carbone.  

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