Il processo d’appello sul caso “Darsena Servizi” , lo specchio acqueo che sorge nel sito di interesse nazionale di Porto Torres, si è chiuso con la conferma della condanna pronunciata in primo grado nel 2016 dal giudice del Tribunale di Sassari a carico degli ex dirigenti Syndial.

Sul banco degli imputati i tre ex  manager della partecipata di Eni, Francesco Capace, Oscar Cappellazzo e Gian Antonio Saggese. La Corte di Appello di Sassari, presieduta da Plinia Azzena e a latere dai giudici Maria Grixoni e Marina Capita, ha confermato la sentenza di primo grado che condannava a un anno di reclusione gli ex dirigenti della società per i reati di disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali. Confermata anche la condanna al pagamento delle spese processuali sostenute in primo e secondo grado dalle parti civili.

I motivi della sentenza  verranno depositati il 14 marzo del 2022, da allora i legali della difesa, gli avvocati Piero Arru, Luigi Stella, Fulvio Simoni, Mario Maspero e Grazia Volo, avranno 45 giorni di tempo per valutare l’eventuale impugnazione.

Nel 2016 la sentenza di condanna riguarda l’inquinamento della cosiddetta Darsena Veleni, nel porto industriale di Porto Torres dove, secondo l’accusa, sono state scaricate non meglio precisate quantità di sostanze pericolose finite nel mare del Golfo dell’Asinara. L’avvocato delle parti civili Pina Zappetto aveva depositato nuova documentazione, successiva alla sentenza di condanna impugnata dal collegio difensivo dei dirigenti Syndial. Si tratta di istruttorie tecniche svolte tra il 2018 e il 2020 condotte da Arpas, Ispra, Provincia di Sassari e Comune di Porto Torres, rappresentato dal legale Antonello Urru, che secondo l’accusa confermano la responsabilità di Syndial nell’inquinamento del sito, un’area sottoposta a bonifica.

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