Fuori pericolo. C’è l’ipotesi di dimissioni e di rientro a casa già la settimana prossima per l’undicenne intossicato dal botulino durante l’ormai famigerata festa latina di fine luglio a Monserrato, costata la vita a due partecipanti che avevano mangiato salsa di guacamole contaminata dall’ecotossina killer. 

Il bambino era stato il primo “paziente” sul quale i medici della Pediatria del Brotzu avevano riscontrato i sintomi dell’intossicazione: senza attendere gli esiti delle analisi di conferma  gli avevano somministrato il siero. Una decisione che, con tutta probabilità, gli ha salvato la vita: l’azione del “veleno” era stata arrestata, il piccolo era stato trasferito in Rianimazione al Gemelli e dopo alcuni trattamenti invasivi le sue condizioni sono andate in lento miglioramento. Ora non è più in terapia intensiva e riesce a muoversi da solo. 

Una buona notizia in una vicenda drammatica che conta due vittime. La prima era stata Roberta Pitzalis, 38 anni, originaria di Guasila: era finita per prima in ospedale, al Brotzu, ma il suo caso non era stato subito legato al botulino. La diagnosi era arrivata solo dopo la scoperta di altri ricoveri, tra Policlinico e Brotzu. Il decesso risale all’8 agosto. Undici giorni  dopo ha smesso di respirare anche Valeria Sollai, 62 anni, di Monserrato: le sue condizioni erano apparse subito gravi e la morte è arrivata il 19 agosto. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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