Scoppia il dramma della pastorizia nelle campagne di Sinnai. E stamattina, una ventina di allevatori, sono stati protagonisti in paese di una clamorosa protesta.

Sono arrivati in municipio con alcune pecore e hanno consegnato al sindaco Matteo Aledda i registri aziendali.

"Basta - hanno detto - non vogliamo più fare i pastori. Non ci sono più le condizioni per andare avanti": la lingua blu non dà tregua, contributi che non arrivano, la siccità che non dà tregua, il costo dei mangimi che cresce: questa la situazione in un paese come Sinnai dove la pastorizia ha sempre fatto economia.

Oggi i capi di bestiame sono ancora settemila; negli ultimi mesi, ottocento capi sono stati uccisi dalla Lingua blu.

Il sindaco Matteo Aledda ne ha preso atto: il dossier di ogni allevatore è nelle sue mani e simbolicamente anche le loro greggi. "Siamo con i nostri pastori - ha detto Aledda: il nostro compito è quello di essere al loro fianco in questo momento tanto drammatico. Non piove da febbraio, il bestiame muore, il costo del latte è ai minimi storici. Il prezzo dei mangimi invece cresce. I conti non tornano. Questa è una battaglia da vincere - ha aggiunto Aledda: tutti assieme".

Una protesta civile quella di stamattina, col dramma negli occhi di tutti.

"Basta. Non ce la facciamo più - hanno detto Nino Sotgiu e Pietro Ruggeri. Il bestiame muore, e con loro muore la pastorizia. Le parole non bastano. Da anni chiediamo aiuti concreti da parte della Regione: qualcosa è arrivato. Le solite promesse. Ma noi abbiamo bisogno di fatti".

Intanto nelle campagne continua l'agonia del bestiame colpito dalla lingua blu: il Comune ha pagato i tecnici per individuare le aree dove poter scavare le fossa per lo smaltimento delle carcasse. Fossa che i pastori hanno realizzato a proprie spese.

E lì quasi ogni giorno, c'è qualche carcassa di pecora da smaltire. Un rito che non si riesce a frenare.
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