La polizia cerca un uomo vivo e sa dove cercarlo: all'estero, in un ben preciso Paese europeo dell'area Schengen, dove si può espatriare esibendo la sola carta d'identità. Far ritrovare l'auto e il telefono cellulare, evitare qualsiasi movimento bancario, non è bastato per far perdere le tracce: la carta di credito di Giovanni Cogoni, il quartese di 52 anni scomparso all'alba di giovedì, sta facendo registrare spese oltre confine.

La famiglia lo avrebbe scoperto soltanto all'arrivo dell'estratto conto mensile, quindi tra settimane, ma non la Questura di Cagliari: richiedere i movimenti della carta è stato tra i primi atti compiuti da Marco Basile, dirigente della Squadra mobile.

Ora sarà necessario che la polizia del Paese europeo in cui Cogoni si trova vada a identificarlo, per avere la certezza che quella carta di credito sia realmente nelle mani del geometra quartese, che la moglie e le due figlie cercano disperatamente da cinque giorni. Se ne occuperà l'Interpol, ma in Questura sono fiduciosi: dopo aver localizzato Cogoni, sono convinti che per chiudere "il caso di allontanamento volontario, non connesso ad alcuna azione criminale", spiega il dirigente Basile, ormai manchi pochissimo. La procedura è semplice: se arriverà la conferma, come ormai si dà per scontato, del fatto che Cogoni si è allontanato per propria scelta, la Squadra mobile comunicherà alla famiglia il luogo in cui si trova, poi uscirà di scena. La questione, a quel punto, riguarderà soltanto la famiglia e gli eventuali giudici cui dovesse rivolgersi.

LA TENSIONE - Ancora manca la conferma del fatto che la carta di credito sia nelle mani del titolare, ma si può cominciare a tirare un sospiro di sollievo, dopo cinque giorni in cui sono circolate le ipotesi peggiori: che l'uomo fosse stato ucciso o si fosse tolto la vita, prime fra tutte, oppure che fosse tenuto in ostaggio da qualche criminale. Gli appelli lanciati su Facebook da Laura, la 23enne figlia maggiore del geometra quartese, e la successiva denuncia di scomparsa al Commissariato di Quartu non erano stati presi sottogamba dagli investigatori, che ora ritengono di aver risolto il caso una volta per tutte.

LA SCOMPARSA - È l'alba di giovedì, quando Giovanni Cogoni esce per andare al lavoro: è il responsabile del magazzino di un'impresa d'appalto della Saras. Contrariamente al solito, decide di non raggiungere Sarroch a bordo dei pullman messi a disposizione dei pendolari della raffineria. Sale invece in auto: una Clio grigia allestimento "Le Iene". Alle 6,15 precise una telecamera della stazione di servizio self service Q8 in viale Marconi, di fronte al Quartiere europeo a Cagliari, lo filma mentre fa rifornimento di benzina: è lui, lo conferma anche il fatto che il numero di targa è quello della sua auto. Da quel momento, nessuno ha avuto sue notizie. Saranno i familiari a ritrovare l'auto, giovedì poco prima di mezzanotte: in sosta in un parcheggio per disabili all'angolo tra via Bellini e via Catalani, non parallela al marciapiede, con le chiavi inserite nel quadro e, sotto il sedile, il telefono cellulare acceso, gps compreso. È così, utilizzando l'applicazione per ritrovare i telefoni smarriti, che la figlia rintraccia l'utilitaria in quell'incrocio cagliaritano.

LE IPOTESI - Ieri mattina alla stazione di servizio, prima che l'uomo fosse localizzato, gli automobilisti guardavano i piccoli manifesti appesi alle colonnine dalla famiglia: c'erano la foto di Giovanni Cogoni e l'appello a chiunque ne avesse notizia, affinché contattasse le forze dell'ordine. Nessuno, tra i conducenti che facevano rifornimento, credeva all'ipotesi dell'omicidio o del gesto estremo. Sull'altro fronte, quello dov'è stata ritrovata la Clio, la scuola di pensiero era la stessa: "Nemmeno sapevamo che la sua auto fosse stata ritrovata qui di fronte", alzano le spalle le lavoratrici del centro estetico in via Bellini, "dev'essere successo di notte". Giovedì alle 23.30, per essere precisi: parola di Massimo Bistrussu, riparatore di casse acustiche, che ha casa e bottega nel palazzo all'angolo tra le vie Bellini e Catalani, nel capoluogo. "Fumavo una sigaretta alla finestra, giovedì notte, e ho visto arrivare la moglie, le due figlie e il fratello dello scomparso: si aggiravano attorno all'auto poi rimossa dalla polizia. Li ho conosciuti il giorno dopo, quando sono venuti in laboratorio per chiedere se avessi notato qualcosa". Subito, Bistrussu si è reso conto di alcune stranezze: "Non soltanto l'auto era in uno stallo per disabili, ma era pure stata parcheggiata in fretta e furia. Inoltre il cellulare era a bordo e acceso, compreso il circuito del gps, che l'ha reso facilmente rintracciabile: era evidente che chi aveva lasciato lì la Clio volesse che fosse ritrovata. Ho pensato", conclude Bistrussu, "a un tentativo di rassicurare la famiglia, per poter sparire facendo intendere che si era allontanato di propria volontà, senza che gli fosse stato fatto del male". Ma senza spiegazioni.

LA FIGLIA - Laura è sempre stata fiduciosa: "Papà non ha amici, non frequenta i colleghi, non va alle pizzate", aveva detto prima che il padre fosse localizzato dalla polizia: "La sera verso le 18, quando rientra dal lavoro, esce con mamma: sempre, mai nessun altro. Con noi figlie è sempre stato disponibilissimo. Spero che non abbia gravi problemi di salute, o al lavoro, ma con noi può parlare di tutto".

Luigi Almiento

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