Si è dimesso dal suo incarico il direttore dello stabilimento Fluorsid di Macchiareddu Michele Lavanga, in carcere a Uta da martedì scorso assieme al responsabile sicurezza e ambiente della società, Sandro Cossu e all'ingegner Alessio Farci. Quasi in contemporanea, nonostante non sia coinvolto nell'inchiesta ma visto lo stretto legame di parentela, ha lasciato l'incarico anche suo padre Pasquale, presidente del Consiglio di amministrazione della Fluorsid.

La società ha anche deciso di sospendere dai loro incarichi e revocare tutte le deleghe alle persone coinvolte nell'inchiesta della Procura di Cagliari sulla presunta associazione a delinquere che avrebbe causato un disastro ambientale nelle aree attorno all'azienda di Assemini.

LE DIMISSIONI - Difeso dagli avvocati Massimiliano Delogu e Guido Manca Bitti, il direttore dello stabilimento Michele Lavanga aveva scelto venerdì scorso di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip, Cristina Ornano. Ieri, però, è filtrata la notizia che l'indagato si è dimesso, comunicando anche al giudice l'avvenuta rinuncia alla guida del complesso di Macchiareddu finito nel mirino dei Forestali.

Praticamente nelle stesse ore, anche Pasquale Lavanga ha comunicato al consiglio di amministrazione la scelta di lasciare la presidenza.

Il Cda ha anche revocato le altre deleghe assegnate allo stesso Michele Lavanga, a Sandro Cossu, Alessio Farci e Giancarlo Lecis (quest'ultimo ai domiciliari).

A breve il consiglio d'amministrazione tornerà a riunirsi per rinnovare gli incarichi di chi è stato sospeso o revocato.

LA SCARCERAZIONE - E ieri poco dopo mezzogiorno è stato scarcerato Marcello Pitzalis, dipendente della Ineco (ditta appaltatrice per la logistica di Fluorsid, guidata dall'imprenditore Armando Bollani, anche lui finito ai domiciliari su ordine del Gip).

Difeso dall'avvocato Luigi Sanna, l'operaio era stato interrogato per cinque ore nei giorni scorsi dal pubblico ministero Marco Cocco, dopo aver risposto anche alle domande del Gip Ornano.

In precedenza anche l'altro operaio finito sotto inchiesta, Simone Nonnis, era stato sentito per quasi nove ore dal magistrato inquirente, ottenendo gli arresti domiciliari il giorno dopo l'interrogatorio.

Lo stesso alleggerimento della misura cautelare è stato deciso ieri anche per Pitzalis che dovrà restare a casa ma potrà uscire per due ore al giorno, così da far fronte alle necessità della famiglia.

Restano in cella nel carcere di Uta, invece, i tre dirigenti della Fluorsid che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

L'INCHIESTA - Nel frattempo l'inchiesta sulla Fluorsid è destinata ad allargarsi.

Dopo l'interrogatorio dei due operai e il sequestro d ella cava di Monastir, il pm Marco Cocco starebbe lavorando con gli investigatori della Forestale - coordinati dal commissario Fabrizio Madeddu - per identificare anche una nuova discarica che sarebbe stata utilizzata per stoccare rifiuti.

Dopo mesi d'indagini, l'inchiesta era deflagrata martedì scorso con il blitz nello stabilimento del presidente del Cagliari Calcio, Tommaso Giulini (non coinvolto) e l'ordinanza di custodia cautelare per sette persone tra dirigenti della Fluorsid e della società appaltatrice, sospettati di aver causato un gravissimo inquinamento del suolo, dell'aria e degli allevamenti attorno all'azienda.

LA REGIONE - "Ci siamo occupati fin da principio e continuiamo a occuparci concretamente della vicenda Fluorsid negli effetti di salute pubblica e di salvaguardia ambientale, utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione".

Lo ha affermato con forza l'assessora regionale dell'Ambiente, Donatella Spano, ricordando che la Regione è direttamente coinvolta nelle indagini con la Forestale (che per le funzioni di polizia giudiziaria dipende però dalla Procura). L'assessorato ha poi chiesto all'Ispra di effettuare un'ispezione straordinaria delle aree attorno all'azienda di Macchiareddu. L'esponente di "Campo progressita" Francesco Agus chiede, invece, che la vicenda arrivi in Consiglio regionale.

"Oltre agli aspetti di natura ambientale", afferma, "credo che in quest'occasione si debbano chiarire anche gli aspetti societari, visto che la società coinvolta nelle indagini è stata per anni compartecipata dalla Regione".

Francesco Pinna

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