Per contarli bastano due mani: in Sardegna gli enti pubblici che pagano le imprese entro 30 giorni sono solo dieci. Nel mare magnum della Pa italiana valgono appena il 2,2 per cento - quelli lombardi, per dire, sono un quarto del totale - e rappresentano un'eccezione in un panorama fatto di ritardatari e uffici che non rispettano i termini imposti dalla legge. Certo, negli ultimi anni qualche passo in avanti è stato fatto: "Dal 2013 a oggi è cambiato molto, le aziende sarde solitamente ricevono i bonifici nel giro di 60 giorni, mentre prima per ottenere il saldo di un appalto bisognava aspettare anche più di sei mesi", racconta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato imprese Sardegna.

GLI ENTI PIÙ VELOCI - Secondo i dati del dipartimento del Tesoro, gli enti più veloci nell'Isola pagano in 24 giorni. Sui gradini più alti del podio ci sono i Carabinieri della provincia di Cagliari e i Comuni di Sassari e Iglesias. L'Arpas - l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente - è invece capofila nel gruppo delle amministrazioni più virtuose: nei primi sei mesi dell'anno ha archiviato il 99 per cento delle fatture.

GLI SCENARI - In media gli enti pubblici con sede nell'Isola impiegano circa il doppio del tempo previsto dalle leggi nazionali, che nel 2013 hanno recepito una direttiva europea: i fornitori andrebbero pagati tutti entro 30 giorni, salvo alcune eccezioni, come quella del settore sanitario. Nel campo delle costruzioni e degli appalti i ritardi spesso si trasformano in un peso morto che affonda definitivamente le imprese già in difficoltà.

SUBAPPALTI - La situazione si complica quando tra impresa e ente pubblico si infila un'altra azienda, magari un grande gruppo: "Nei subappalti nascono le situazioni più spiacevoli. Guardate cosa sta succedendo attorno ai cantieri della Sassari-Olbia: i ritardi nei pagamenti non dipendono dalla pubblica amministrazione ma dalle società", spiega Matzutzi. E proprio sull'appalto della quattro corsie, la Regione - con l'assessore ai Lavori pubblici Edoardo Balzarini - ha chiesto da poco all'Anas di "fornire chiarimenti sullo stato dei subappalti», visto che alcune aziende «lamentano il mancato o ritardato pagamento dei lavori effettuati".

LE NUOVE NORME - La riduzione dei tempi per il saldo delle fatture è diventata un obiettivo per gli uffici pubblici quattro anni fa. Nel 2013 la situazione era diventata insostenibile: lo Stato, con tutte le sue diramazioni (circa 22mila enti) aveva accumulato debiti verso i fornitori per circa 90 miliardi di euro.

I ritardi di Ministeri, Asl, Comuni, Provincie, Regioni e università hanno contribuito ad accelerare il tracollo di migliaia di aziende, già indebolite dalla crisi economica. Ad esempio: un colosso come la Regione Lazio (che riceve forniture per oltre un miliardo di euro l'anno) pagava i creditori dopo mille giorni, quasi tre anni.

I CONTROLLI Si è arrivati così a una riforma dei meccanismi di pagamento, anche su pressione dell'Unione Europea. E a maggiori controlli: oggi un'unica banca dati contiene tutti i report sui pagamenti e la Ragioneria generale dello Stato ha inaugurato un'operazione-trasparenza, pubblicando sul proprio sito internet le informazioni sui 500 enti pubblici più efficienti nel pagare i fornitori nel corso del 2016.

Dai dati emerge - non è una novità - una spaccatura tra nord e sud del Paese. Nel settentrione si trova l'82 per cento delle amministrazioni virtuose. Il Mezzogiorno, in cui ricade l'Isola, con i suoi enti pesa solo per l'8,6 per cento nella classifica dell'efficienza.

Michele Ruffi

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