Poche parole, con un filo di voce e tutto si ferma. «Ho ucciso mia moglie, venite». È l'alba, quando dalla casa di via Roma Giorgio Meneghel, 53 anni agricoltore, chiama i carabinieri. Subito il racconto preciso di quell’aggressione violentissima mentre Daniela Cadeddu dormiva ancora: due, forse tre martellate, alla testa e da quel sonno non si è più risvegliata. Meneghel ha confessato e si è assunto ogni responsabilità, adesso si trova nel carcere di Massama con l’accusa pensatissima di omicidio volontario. La Procura di Oristano intanto ha disposto l’autopsia sul corpo della cinquantunenne originaria di Cabras.

L’allarme

Mancano cinque minuti alle 7 quando arriva la telefonata al 112. Giorgio Meneghel si autodenuncia e in pochissimi minuti le pattuglie dei carabinieri della stazione e del Comando provinciale sono davanti alla casa dalle pareti rosa, che si affaccia sulla via principale del paese. Un intervento rapidissimo, col timore che l’uomo potesse fare qualche gesto estremo. Quando i carabinieri arrivano, Meneghel è là che aspetta, subito cerca di raccontare quanto successo e di spiegare il perché. Daniela è immobile sul letto, segnata da una violenza cieca che non le ha lasciato scampo. Nemmeno il tempo di urlare e chiedere aiuto, tutto è successo in pochissimi istanti e, secondo i primi accertamenti, sarebbe stata una fine immediata.

L’indagine

Sul posto sono arrivati i carabinieri, poi i militari del Ris di Cagliari per gli accertamenti scientifici. Subito dopo il medico legale Roberto Demontis e il pm di turno Sara Ghiani, che coordina le indagini. I rilievi sono andati avanti per ore, i carabinieri hanno setacciato l’abitazione, dove i due da tempo vivevano da separati sotto lo stesso tetto. Controlli anche sull’auto della donna parcheggiata nel garage di fronte, nulla è stato tralasciato anche se il quadro della tragedia è stato da subito chiarissimo. Tutto è accaduto nella camera da letto, dove la vittima dormiva. Fuori era ancora buio, Giorgio Meneghel è entrato e l’ha colpita. Una, due, tre volte. Poi silenzio, pochi minuti e la chiamata ai carabinieri. Il martello è stato ritrovato nella casa ed è stato sequestrato dai militari, così come gli indumenti macchiati di sangue.

L’interrogatorio

Mentre a Zeddiani i militari completavano gli accertamenti, Meneghel è stato accompagnato nella caserma del Comando provinciale a Oristano. Un lungo interrogatorio, assistito dalla sua avvocata Irene Gana, in cui si è assunto tutte le responsabilità. Secondo quanto emerso durante il lungo faccia a faccia con gli inquirenti, avrebbe detto di essere arrivato a questo gesto per non far soffrire più la sua compagna da oltre trent’anni «che amava più di ogni altra cosa». Poi il riferimento ai problemi di salute di Daniela Cadeddu (solo due mesi fa aveva subito un delicato intervento chirurgico) e ai suoi, alle difficoltà economiche con debiti che negli ultimi tempi avrebbero esasperato una situazione familiare già complicata e piuttosto particolare. I due, infatti, erano separati da tempo ma continuavano a vivere nella stessa abitazione anche se in zone distinte e comunicanti. E i rapporti, secondo quanto riferito, sarebbero stati sempre buoni. Nessun litigio, né episodi di violenze o maltrattamenti fino all’alba di ieri quando qualcosa deve essere scattato nella mente di Meneghel. Su tutti questi elementi adesso i carabinieri e la procura dovranno lavorare per ricostruire dettagliatamente la tragedia che ha sconvolto il piccolo paese a pochi chilometri da Oristano. Nei prossimi giorni, intanto, Meneghel comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida dell'arresto.

Valeria Pinna

(Inviata)

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