Pesce rubato negli allevamenti del Golfo di Oristano e rivenduto ai titolari di alcuni ristoranti. Privo di informazioni sulla tracciabilità e spesso mal conservato, anche a discapito degli stessi consumatori.

I titolari di quattro ristoranti della Provincia sono indagati per ricettazione e impiego di alimenti di provenienza illecita, non tracciata e in cattivo stato di conservazione. Le attività sono state perquisite dalla Polizia in collaborazione con il Servizio di Igiene e Prevenzione Sanitaria della Asl.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Oristano e condotta dalla Squadra Mobile in collaborazione con la Capitaneria di Porto, è partita qualche mese fa, dall’arresto in flagranza di due persone responsabili del furto di un ingente quantitativo di cozze e altri prodotti ittici ai danni di alcuni allevamenti presenti nel Golfo.

Subito gli investigatori, dopo aver identificato e denunciato due complici degli arrestati, accertarono che il furto di quella notte non era un episodio isolato, ma faceva parte di un’ampia attività criminale che andava avanti da tempo, con la complicità dei ristoratori. Una florido mercato nero di rivendita del pesce, poi utilizzato in rinomate attività di ristorazione.

I titolari delle attività infatti contattavano con cadenza settimanale i loro rivenditori illegali, organizzando le compravendite di orate, spigole, muggini, cozze, vongole e cannolicchi. In quantità ingenti e in spregio alle norme sulla tracciabilità e l’igiene degli alimenti. Il pesce infatti, spesso veniva acquistato già in cattivo stato di conservazione e veniva poi somministrato agli ignari clienti, mettendo a rischio la loro incolumità.

Le perquisizioni hanno confermato le ipotesi degli inquirenti e portato al sequestro di grosse quantità di alimenti. Per lo più pesce, ma non solo. Anche carni e salumi conservati male, non tracciati e persino scaduti. Ma pronti per essere somministrati ai clienti.

Sequestrati in totale oltre 200 chili di alimenti, 120 di pesce e 80 di carne. Oltre alle contestazioni penali, ci sono quelle amministrative: parliamo di diverse migliaia di euro a ciascun ristoratore, con le attività che rischiano una lunga chiusura.

(Unioneonline/L)

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