Le aree idonee esistono. Ma valgono solo quelle nazionali. E la legge sarda? Sterilizzata. E inapplicata.

La linea della Regione sulla gestione delle autorizzazioni degli impianti di produzione di energia rinnovabile è sconfessata, per l’ennesima volta, da un decreto della direzione generale delle Valutazioni ambientali  del Mase (Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica): oggi è stata deliberata la compatibilità ambientale del campo agrivoltaico Is Olias  che la Hergo Renewables, (joint venture fra Plenitude, quindi Eni, e Infrastrutture Spa) vuole realizzare tra Milis e Tramatza. Un piano suddiviso in due campi estesi complessivamente 105 ettari, 40 dei quali coperti da pannelli piazzati a un’altezza di circa 1,3 metri da terra, per una potenza complessiva pari a circa 85,76 MWp.  Poi ci sono le opere connesse e una stazione di accumulo, che sarà condivisa con un altro impianto già autorizzato. Anche quello con la legge sulle aeree idonee vigente, a quanto pare solo sulla carta. 

Il quadro normativo preso in considerazione dagli uffici del Mase è riassunto nel dettaglio  nel decreto che impone delle prescrizioni ma, alla fine, benedice l’operazione pianificata per l’Oristanese. 

Vengono richiamati tutti i pareri depositati dall’inizio della procedura per la richiesta di Valutazione d’impatto ambientale, partita a luglio del 2024. 

Si è espressa la soprintendenza speciale per il Pnrr del Ministero della Cultura, che ha escluso interferenze con aree archeologiche. Ha detto la sua anche la Regione: l’ufficio Pianificazione urbanistica ha scritto che «il progetto ricade nell’ambito di applicazione della citata legge regionale 20/2024», quella sulla aree idonee emanata su impulso del decreto Pichetto Fratin del 2024, «che vieta in talune aree la realizzazione di impianti agrivoltaici di grande taglia, qual è quello in esame, che si pone pertanto in contrasto con le previsioni legislative regionali». 

Al Mase però richiamano le ordinanze del Consiglio di Stato che hanno sospeso l’efficacia del decreto ministeriale che dava la possibilità alle regioni di stabilire dove realizzare impianti per le rinnovabili. E, di conseguenza, è citata  la decisione del Tar Lazio che  «ha annullato l’articolo 7, commi 2 e 3, del citato decreto “aree idonee” del 21 giugno 2024». Proprio nella parte che dava spazio alle Regioni e alla quale si era appigliata la Giunta Todde. Nel provvedimento vengono invece tenute in gran conto le ordinanze del Consiglio di Stato: chiariscono che, si legge, «nelle more della definizione del giudizio di merito, le aree idonee sarebbero state “disciplinate dall’art. 20 comma 8 del d. lgs. 199/2021”». Quindi vale il decreto Draghi, non altro.

La Regione (mentre la sua legge è al vaglio della Corte costituzionale dopo l’impugnazione da parte del Governo) ha già provato a impugnare davanti al Tar altre autorizzazioni rilasciate scavalcando la sua legge. Ma, spiegano dal Mase,  i giudici amministrativi non hanno «ritenuto di accogliere le
istanze cautelari proposte».
Non solo: in attesa della Consulta gli uffici ministeriali sono stati chiamati a esprimersi sulla bontà dei progetti. Quindi «la mancata conclusione del procedimento di Via in questione», quello di Is Olias, «esporrebbe le amministrazioni coinvolte a ulteriori e ingiustificate conseguenze giurisdizionali ed erariali». Progetto agrivoltaico approvato, quindi.

Anche se l’assessore regionale agli Enti locali Francesco Spanedda pochi giorni fa, quando era stato autorizzato un altro impianto fotovoltaico in area Unesco a Putifigari, aveva detto: «La Sardegna non è terra di conquista energetica. Siamo per una transizione energetica giusta, lo ribadiamo, nel pieno rispetto del paesaggio e del territorio. Già normata, oltretutto, da una legge regionale ad oggi operativa». A Roma la pensano diversamente. 

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