Con l’arrivo del freddo, in Sardegna si accendono i riscaldamenti e si riaccende anche un comparto economico strategico per l’Isola: quello dell’impiantistica termica.

Secondo i dati diffusi da Confartigianato Imprese Sardegna, sono oltre 350mila gli impianti di riscaldamento presenti sul territorio, al servizio di oltre 512mila edifici privati, uffici pubblici e attività commerciali.

A garantire installazione, assistenza e manutenzione sono 1.140 imprese locali, per lo più artigiane, che rappresentano un segmento importante dell’economia regionale.

Ma oltre all’indotto economico, il settore riveste un ruolo cruciale anche per la sicurezza, l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale.

È proprio questo il messaggio lanciato dagli esperti del settore: «Un impianto efficiente è sicuro e fa risparmiare», ribadiscono Giacomo Meloni e Giuseppe Tatti, rispettivamente presidente e dirigente regionale di Confartigianato Imprese Sardegna.

La manutenzione degli impianti non è solo un obbligo di legge, ma un vero e proprio investimento. Secondo dati Enea e Cti, un impianto controllato regolarmente può garantire un risparmio del 10-15% sui consumi annui, riducendo le emissioni di CO₂ fino a 260 kg per famiglia. In termini ambientali, equivale all’assorbimento di circa 20 alberi all’anno.

In Sardegna, la diffusione delle pompe di calore – presenti nell’82,9% degli impianti – è superiore alla media nazionale (47,5% contro il 29,4%), confermando una maggiore propensione all’adozione di sistemi integrati caldo/freddo. Questo rende ancora più centrale il tema della manutenzione stagionale, anche per evitare inefficienze e costi energetici elevati.

Il settore coinvolge una rete capillare di imprese artigiane specializzate, ma non è esente da problematiche.

Confartigianato segnala il rischio crescente di truffe e interventi non certificati, che mettono a rischio sicurezza, legalità e qualità del servizio. «Diffidate di offerte sospette o tecnici non qualificati”, avverte Meloni. “In gioco non c’è solo il corretto funzionamento dell’impianto, ma la sicurezza della casa e la tutela dei consumatori».

Obbligatori per legge sono il libretto d’impianto e il rapporto di controllo tecnico che deve essere rilasciato e firmato al termine di ogni intervento. La mancata compilazione può comportare sanzioni amministrative e gravi implicazioni assicurative in caso di incidenti.

Oltre all’aspetto legale e tecnico, la cattiva o mancata manutenzione ha ricadute anche sull’economia delle famiglie e sull’ambiente.

Impianti sporchi o mal regolati causano consumi maggiori, con ricadute sui costi energetici. Le perdite di gas refrigerante, obbligatoriamente da controllare oltre certe soglie, generano inquinamento e aumentano i rischi legati a infiammazione, tossicità e malfunzionamenti.

Anche le caldaie a gasolio o gas, se non correttamente gestite, possono emettere monossido di carbonio o acido solforico, compromettendo non solo la salute ma anche la durata dell’impianto stesso. A questo si sommano i costi sanitari indiretti legati a patologie respiratorie, allergie e, in casi estremi, infezioni da legionella.

(Unioneonline/Fr.Me.)

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