Travolto il muro protettivo dell’Unesco intorno ai beni considerati patrimonio dell’umanità. Accantonati i vincoli delle norme varate dallo stesso Draghi. E snobbata come se fosse lettera morta la legge regionale sulle aree idonee. In questo contesto il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha dato il via libera a  circa 86 ettari di pannelli fotovoltaici in territorio di Putifigari, suddivisi su due campi che la società Ine Seddonai Srl di Roma vuole piazzare nelle località Seddonai e Monte Siseri. E poco importa che quest’ultimo nome appartenga anche a una necropoli a domus de janas che sta proprio lì e dovrebbe essere circondata da un’area cuscinetto (buffer zone) che la protegga dalle aggressioni dell’uomo e del suo “progresso”: i pannelli agrivoltaici sono stati autorizzati all’interno della zona di tutela. Nonostante il parere contrario del Ministero della Cultura, che voleva difendere storia e archeologia della Sardegna.

Il decreto che benedice il progetto è stato emesso dal Mase il 3 ottobre. E i comitati contro la speculazione energetica promettono battaglia, su tutti i fronti possibili.

«Di recente il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha detto che la rete elettrica sarda non è in grado di sopportare l’impatto degli impianti di produzione di energia rinnovabile in corso di approvazione in Sardegna», spiega Maria Grazia Demontis, presidente del coordinamento Gallura, attiva su tutti i fronti nell’Isola, «ma allora perché in questo caso è stata concessa questa autorizzazione, in una zona ipertutelata dall’Unesco, con uno sterminato elenco di emergenze archeologiche?». La legge sulle aree idonee «non è nemmeno presa in considerazione, ma ormai questo lo sappiamo da tempo. A leggere le carte però, in questo caso», aggiunge Demonits, «si è dato si via libera in un’area protetta dal codice Urbani, richiamato addirittura anche dai provvedimenti di Draghi in materia energetica». Ai comitati «non resta che la strada degli esposti, perché per i ricorsi amministrativi non c’è più spazio normativo». La battaglia continua. 

Enrico Fresu

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