Le restrizioni imposte in questo periodo di emergenza sanitaria sono difficili per tutti. Non è stato semplice e non lo è vedere sfumare quegli spazi di libertà cari a tutti, veder venire meno la quotidianità alla quale si era abituati. Per qualcuno però affrontare questa situazione potrebbe essere stato più pesante, più difficile capire perché all'improvviso è stato necessario interrompere i contatti sociali. Non è stato semplice per i 14 ospiti della comunità ad alta intensità terapeutica per persone con fragilità psichica con sede a Ghilarza. Preziosissimi per loro, ancora una volta, sono stati gli operatori che ogni giorno li seguono e si prendono cura del loro percorso di rieducazione e di crescita.

"Abbiamo chiuso la struttura alle visite esterne già una settimana prima che le misure restrittive lo imponessero", spiega Agnese Lampreu, presidente della cooperativa L'Arca che gestisce la comunità protetta della cittadina del Guilcier. Stop ai contatti con l'esterno. Tradotto significa che per i 14 ospiti, oltre che le visite dall'esterno, si sono interrotte tutte le attività che abitualmente facevano: le uscite per il paese per sbrigare commissioni o fare una passeggiata, il cinema, le escursioni e molto altro. Tutte quelle situazione che davano sicurezza e stabilità, che costituivano insomma il loro vissuto quotidiano. Ma gli operatori non si sono persi d'animo e hanno messo a punto nuove attività che potessero aiutare gli ospiti della comunità ad affrontare la quarantena nel modo migliore.

È la psicologa della struttura Carla Porcu a spiegare come ci si è organizzati: "Gli operatori hanno dovuto creare attività riabilitative nuove. Ad esempio nel parco è stata sistemata una casetta in legno dove è stata allestita una sala per il cineforum. Sono stati intensificati i laboratori, per esempio quelli di cucina. Al parco della villa viene proposto il risveglio muscolare, i nostri ospiti si dedicano ad attività di giardinaggio e poi stiamo strutturando maggiormente le attività di allena-mente, un modo per mantenere attiva la funzione cognitiva.

E poi c'è la psicoterapia di gruppo, che ci serve a risolvere i conflitti. C'è poi chi sta seguendo la didattica a distanza, visto che uno degli ospiti stava frequentando il corso serale". Un'altra attività che prima si faceva individualmente e che ora viene svolta come attività di gruppo è la lettura dei quotidiani ogni mattina.

"Questo ci serve anche per far capire ai nostri ospiti la situazione che si sta vivendo in Italia e nel mondo, per farli prendere coscienza del problema e responsabilizzarli", prosegue la psicologa.

Ripensate anche le attività di psico-educazione con le famiglie: spazio a videochiamate e a percorsi riabilitativi a suon di tecnologia. Ma come è stato spiegare il virus ai pazienti della comunità? "Abbiamo dato innanzitutto tantissima importanza all'igiene, spiegando bene come dovevano lavare le mani. Abbiamo cercato di responsabilizzarli in modo che capissero fosse necessario difendere la loro salute. Per alcuni è stato più semplice affrontare questo periodo, per altri meno. Hanno comunque la grande fortuna di vivere in una casa con un grande parco e di essere in compagnia".

Banditi abbracci e quella socialità che prima era la norma. "Questo è stato più difficile. Come anche il fatto di non poter comunicare con la mimica facciale quello che spieghiamo a parole. La mascherina copre il nostro volto e può capitare che fraintendano quello che diciamo. Allora lì occorre spiegare qualcosa che invece vedendo l'espressione del volto sarebbe più semplice da capire. Ma devo dire comunque che hanno saputo adattarsi a questa nuova situazione. Temevamo ulteriori crisi, scompensi e invece così non è stato", precisa la psicologa. E poi c'è l'affetto che la comunità di Ghilarza ha dimostrato ancora una volta.

"Ci sono tante persone che si sono avvicinate al cancello per chiederci come andava. Il giornalaio, non vedendo più il nostro ospite che andava a ritirare i giornali, in struttura gli ha fatto arrivare i gadget del Cagliari.

Il giorno di Pasqua la pasticceria ci ha regalato torte e uova per citare alcuni episodi", sottolineano Carla Porcu e Agnese Lampreu.

Alessia Orbana
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