Senza personale medico e infermieristico il San Martino di Oristano rischia il collasso a causa della pandemia. Il nuovo allarme è stato lanciato nel corso di una conferenza stampa promossa dall'Ordine dei medici con i sindacati del settore.

Oggi al pronto soccorso dell'ospedale un solo medico - gli altri due sono in malattia - si è fatto carico dei 16 pazienti positivi ospitati nella struttura di emergenza. In totale sono 26, gli altri sono infatti ricoverati nel nuovo reparto Covid.

Il presidio di emergenza è nuovamente chiuso, solo dopo 24 ore dalla sua riapertura, per i pazienti no Covid.

Il triage esterno viene gestito da un'infermiera che accerta la positività dei pazienti e smista gli altri negli ospedali di San Gavino e Nuoro.

Come ha sottolineato il presidente dell'ordine dei medici Antonio Sulis, si confida ora nel nuovo commissario regionale che ha annunciato l'immediato potenziamento del personale indispensabile per affrontare la grave emergenza. Ma ha ribadito, ancora, la necessità di potenziare il servizio di igiene pubblica che attualmente non è più in grado di tracciare i contatti dei pazienti positivi.

Per il segretario provinciale dell'Anao, Luigi Curreli, occorre una regia regionale con la realizzazione di una rete Covid che possa distribuire il personale nel territorio e organizzare al meglio l'emergenza che rischia ulteriormente di aggravare la situazione di tutti gli ospedali nell'Isola. Il segretario dell'Anao ha spiegato che il San Martino potrebbe ospitare i pazienti non gravi e dirottare i gravi nelle hub del territorio regionale. Indispensabile anche trasferire al più presto i pazienti negli alberghi accreditati per decongestionare gli ospedali ed evitare soprattutto eventuali contagi familiari.

Giampiero Sulis, segretario Cimo, ha messo in rilievo la grave carenza dei dispositivi di protezione, spiegando che mancano in particolare i guanti. E ha denunciato l'assenza di una barella di contenimento biologico, indispensabile per il trasporto in sicurezza del paziente e del medico. Ha spiegato che il pronto soccorso sta lavorando e garantendo i servizi solo per la grande disponibilità del poco personale presente.

Sandro Usai, segretario provinciale dei medici di medicina generale, ha sottolineato la difficoltà che i medici di famiglia stanno incontrando nel quotidiano; senza dispositivi di protezione rischiano nelle visite domiciliari. E ha ribadito che le Usca non funzionano e che andavano strutturate a livello distrettuale.

Il direttore del laboratorio del San Marino, Roberto Irde, ha aggiunto che nonostante la carenza di personale la struttura sta garantendo le analisi dai tamponi. Dall'inizio dell'emergenza ha processato 10mila analisi.
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