Cabras, ricciai contro la Capitaneria: "Non vogliamo il localizzatore"
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«Va bene essere controllati, ma così è troppo. Stanno facendo di tutto per non farci lavorare». Quella di ieri doveva essere una riunione pacifica, ma i toni sono subito diventati alti. Tant'è che alcuni pescatori hanno abbandonato l'aula consiliare.
Scintille tra i ricciai di Cabras e la Capitaneria.
L'incontro convocato dal comandante Erminio Di Nardo doveva servire per ricordare le regole da rispettare durante la raccolta dei ricci nei fondali dell'Area marina protetta del Sinis, ma quando è stato annunciato l'obbligo di tenere a bordo un localizzatore è scoppiata la guerra.
Ma non solo: ai ricciai è vietato tenere a bordo le bombole, anche se queste non vengono usate.
Regole, secondo i pescatori, senza senso. Per le forze dell'ordine invece utili per evitare la razzia di ricci.
«Sono ridicoli - accusa Nicola Castangia - tutte queste regole per appena 500 ricci al giorno. Il dispositivo è obbligatorio per le imbarcazioni che superano i 10 metri, e le nostre sono molto più piccole».
Alza la voce Nicola Canu: «In questo modo saremo controllati solo noi che utilizziamo le barche mentre chi lavora da terra può fare quello che vuole. Non è giusto».
C'è poi il discorso delle bombole: «È una dotazione di bordo - ha detto Ignazio Carrus - per noi sono utili una volta usciti dalla riserva marina dove sappiamo che non possono essere utilizzate. È impossibile tornare a riva e ricaricare l'attrezzatura: significa perdita di tempo e di denaro visto che la benzina costa parecchio».
Ma il comandante Di Nardo precisa: «Il discorso dei pescatori non fa una piega. Io però devo far rispettare le norme previste dalle leggi».
Di Nardo poi promette: «In collaborazione con l'Area marina chiederemo subito al Ministero di evitare, almeno per quest'anno, l'installazione della strumentazione. La nostra ordinanza del resto non è stata ancora firmata».