La politica sarda si confronta con la nuova legge elettorale, il Rosatellum bis.

Un sistema misto tra uninominale e proporzionale con listino bloccato che riporta all'attualità le coalizioni ed elimina il premio di maggioranza.

I parlamentari sardi saranno venticinque: 17 deputati e 8 senatori.

Le soglie di sbarramento, per la quota proporzionale, sono calcolate su base nazionale e sono il 3 per cento per i singoli partiti e il 10 per cento per le coalizioni.

COME SI VOTA - Gli elettori dovranno votare su due schede, una per la Camera e l'altra per il Senato.

Il testa a testa si svolge tra i candidati al collegio uninominale, ognuno dei quali può essere sostenuto da una o più liste che competono nel proporzionale.

Dunque nella scheda saranno riportati i nomi dei candidati che si sfideranno nell'uninominale, dove viene eletto chi prende più voti. Di fianco ci sarà il simbolo della lista (o più di uno nel caso di una coalizione), dove verranno riportati i nomi del listino bloccato degli altri candidati.

LE IPOTESI - Ci sono diverse opzioni per esprimere il proprio voto.

L'elettore può decidere di votare soltanto il candidato al collegio unico mettendo la croce sul nome: in questo caso il voto si estende anche ai partiti collegati e contribuisce al risultato nel proporzionale.

Il secondo caso prevede che l'elettore esprima la preferenza soltanto per una lista collegata a un candidato del collegio uninominale, al quale comunque andrà automaticamente il voto.

Si può anche tracciare una croce sul candidato al collegio uninominale e una sul simbolo del partito (o di uno dei partiti) a lui collegato.

Non è consentito il voto disgiunto, mentre è prevista la possibilità di candidarsi all'uninominale e anche nei collegi del proporzionale, fino a un massimo di tre.

SENATO E CAMERA - Tre degli otto senatori che spettano alla Sardegna saranno scelti con il voto secco del collegio unico. Gli altri 5 verranno eletti sulla base dei quozienti ottenuti dalle liste.

Cambiano i numeri ma non il metodo per l'elezione a Montecitorio: dei 17 deputati spettanti alla Sardegna, sei verranno eletti nei collegi uninominali, mentre gli altri undici saranno scelti dai listini. Ogni genere non potrà essere rappresentato oltre il 60 per cento.

Non è prevista la facoltà di voto disgiunto tra uninominale e proporzionale.

I COLLEGI - La suddivisione dei collegi è ancora provvisoria e verrà decisa dal governo.

È molto probabile che si utilizzi lo schema previsto cinque mesi fa all'epoca del primo Rosatellum, con la Sardegna divisa in sei collegi uninominali per la Camera e tre per il Senato.

Per i listini della Camera ci sarà un accorpamento in due o tre macro-aree.

LE SOGLIE - Per quanto riguarda le soglie di sbarramento, ogni partito deve sperare di superare il 3 per cento calcolato su base nazionale per rientrare nel calcolo dei quozienti.

Chi non supera questa soglia, ma oltrepassa quella dell'1 per cento, non concorre all'elezione di un candidato ma "cede" i propri voti ai partiti alleati.

Chi, invece, resta sotto l'1 per cento non viene conteggiato nel calcolo del proporzionale.

I COMMENTI - Il segretario regionale del Pd, Giuseppe Luigi Cucca , parla di una legge che "si sarebbe potuta fare meglio, ma comunque rimedia a un vuoto che avrebbe portato il Paese al caos".

Il deputato del Pd e componente della commissione Affari costituzionali, Francesco Sanna, dice: "La legge impone ai partiti una scelta accurata dei candidati che sono fortemente connessi al territorio".

Non esiste un sistema elettorale con "poteri miracolosi", avverte il coordinatore regionale di Forza Italia Ugo Cappellacci . Il Rosatellum, però, può essere "l'occasione in Sardegna di coesione tra le forze politiche che difendono l'autonomia".

Il senatore di Campo progressista, Luciano Uras, intravede luci e ombre nel Rosatellum, "funzionale alla ricostruzione della coalizione, anche se toglie al cittadino la possibilità di scegliere".

BOCCIATURA - Molto meno favorevole la parlamentare del Movimento 5 Stelle, Emanuela Corda, che parla di "un pasticcio che penalizza non solo il Movimento ma soprattutto i cittadini, togliendo la possibilità di esprimere le preferenze".

Duro anche il commento di Salvatore Deidda, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia: "Una legge pessima, sia per l'impossibilità di esprimere preferenze sia per il ruolo secondario dei partiti minori".

A sinistra del Pd ci si interroga su quale potrà essere l'epilogo.

Il deputato di Art. 1-Mdp, Michele Piras, dopo aver bocciato una legge "piena di imbrogli", apre alla coalizione: "Dobbiamo ragionare e costruire un fronte ampio che argini la destra. Non ho stima per Renzi ma il mio nemico non è il Pd".

Il segretario regionale di Sinistra italiana, Antonello Licheri, chiude le porte alla coalizione e continua a "lavorare per una sinistra unita", ribadendo che "questa legge è un disastro".
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