Il procuratore generale della quarta sezione della Corte d'appello di Roma, Andrea De Gasperis, ha definito inammissibile l'istanza di revisione del processo presentata da Gianfranco Cherubini, il 60enne di Nuoro che sta scontando l'ergastolo a Cagliari per l'omicidio della moglie Maria Pina Sedda, 42 anni, avvenuto 19 anni fa nella cantina della casa di famiglia.

Cherubini, che non ha mai smesso di professarsi innocente, si è affidato a un pool di esperti che ha scovato "nuovi elementi mai emersi prima" che potrebbero portare a un nuovo procedimento penale.

L'avvocato difensore Luigi Alfano ha illustrato oggi alla Corte le novità alla base della richiesta di revisione: tre tracce di sangue e un profilo genetico inedito la cui individuazione potrebbe scagionare un uomo destinato al carcere a vita. Il Pg De Gasperis si è pronunciato per l'inammissibilità, accogliendo l'eccezione sollevata dall'avvocato di parte civile Gian Luigi Mastio, che tutela le sorelle e la mamma della vittima e la figlia 23enne, che proprio oggi si è costituita contro il padre. La Corte si è riservata di decidere entro 30 giorni.

A raccogliere le nuove prove sono stati Davide Cannella, investigatore noto per esser stato consulente di parte di Pietro Pacciani e Mario Vanni nel processo al "mostro di Firenze", e Eugenio D'Orio, genetista forense, procuratori speciali di Cherubini assieme al suo legale, che hanno analizzato le tracce ematiche rilevate nel percorso a ritroso dalla cantina, in cui Maria Pina venne ritrovata (dal marito, che diede l'allarme), fino alle scale e verso la via di fuga. Quelle tracce - che a suo tempo vennero esaminate dal perito che rispondeva all'unico quesito posto, ovvero se fossero o meno della vittima - potrebbero essere ascrivibili al vero assassino. Ora, 19 anni dopo, il genetista del pool difensivo può affermare con sicurezza che le tracce ematiche non erano di Cherubini, perché da lui sottoposto al Dna.

"La nuova prova che la difesa deduce per noi è del tutto irrilevante - ha detto l'avvocato di parte civile, Gianluigi Mastio - trattandosi di una circostanza, il sangue presente nelle scale, che era già stata affrontata nel giudizio di merito. Il fatto che quelle tracce non appartengano a Cherubini non è rilevante, potrebbero essere del complice. Ricordo - sottolinea il legale - che Cherubini è stato condannato in concorso con un'altra persona rimasta ignota".

(Unioneonline/D)
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