«Si tratta di un delitto d’impeto, Esprino è stato ucciso come un animale, a bastonate. Non una o due ma ben diciassette, ucciso come un cane e per questo non si può che chiedere la pena massima dell’ergastolo per Gian Michele Giobbe».

Dopo quasi tre ore di discussione è questa la pena chiesta davanti alla corte d’Assise di Nuoro presieduta da Mauro Pusceddu dal pm Andrea Jacopo Ghironi nei confronti di Gian Michele Giobbe, accusato del delitto dello zio Esperino, l'allevatore di 73 anni ucciso il 17 ottobre 2020 nella sua azienda di su Filighe a Orotelli.

L’accusa ha ripercorso tutte le indagini, il movente dovuto ad un terreno di famiglia dove la vittima lavorava con i nipoti, e la prova che per il pm è insuperabile.

Ad incastrare il nipote (finito in carcere il 9 giugno 2021), una macchia di sangue trovata nel suo scarponcino a seguito di una perquisizione in casa, il cui Dna era risultato compatibile con quello dello zio.

Il movente del delitto, secondo l'accusa, sarebbe da ricercare nei dissidi familiari per la gestione di alcuni terreni nelle campagne di Su Filighe , per questo motivo era stato indagato anche un altro nipote della vittima, Gian Mario Giobbe, testimone nel processo. Oggi per lui il pm ha chiesto la trasmissione dagli atti per falsa testimonianza.

L'imputato, a cui viene contestato il reato di omicidio aggravato dalla crudeltà, è assistito dagli avvocati Lorenzo Soro e Mario Pittalis, la moglie e le figlie del 73enne sono invece rappresentate da Gianfranco Flore e Giuseppe Mocci.

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