Il dramma Blue tongue imperversa anche a Guspini, con diversi allevamenti colpiti dal virus e greggi sterminate. La situazione che emerge è drammatica: a raccontarla nelle scorse ore sul suo profilo Facebook  Salvatore Tidu (42)  sedilese con azienda in località “Terramoi”.

«Nel guspinese», scrive Tidu, «continuano a morire a decine di lingua blu e tutto tace, nessuno ne parla. Siamo abbandonati da tutti, da chi di dovere».  Continua Tidu: «Anni e anni di sacrifici,genetica,soldi e duro lavoro, vedendo il capitale in poco tempo andar in fumo. Ormai siamo allo sfascio». 

Pecore morte per la lingua blu
Pecore morte per la lingua blu
Pecore morte per la lingua blu

E contattato telefonicamente lo stesso Tidu, conferma dei numeri preoccupanti: «Ho perso una cinquantina di capi. Un vero incubo, non bastavano tutte le difficoltà che vive la nostra categoria ora ci troviamo ad affrontare pure questa. Ci sentiamo impotenti e non vediamo una via d’uscita. Nessuno ci aiuta e guida verso una soluzione». 

Salvatore Tidu nel suo ovile
Salvatore Tidu nel suo ovile
Salvatore Tidu nel suo ovile (Onano)

Anche Roberto Tuveri (65 anni) collega e presidente della Coop Armentizia moderna vive lo stesso dramma: «Con mio fratello», racconta, «possediamo 400 capi, ne abbiamo persi già 20. Solamente stasera 3, 4 ieri. Continuando di questo passo sarà una ecatombe. Lo scorso agosto abbiamo vaccinato le pecore dal virus di tipo 4 e ora stanno morendo.  Persino i veterinari non trovano una spiegazione. Stiamo ancora attendendo, da Teramo, gli esiti dei prelievi effettuati sul bestiame. Qua sull’isola non vengono vagliati». 

Le immagini simbolo dagli ovili
Le immagini simbolo dagli ovili
Le immagini simbolo dagli ovili (Onano)

E ancora: «Già nel 2001 ci trovammo a vivere una casistica simile, ma non di certo paragonabile. Ci sentiamo lasciati soli e vediamo i sacrifici di una vita persi in un istante». 

Serafino Lai (51 anni) desulese di stanza verso “Pardu Atzei” rivendica maggiori attenzioni: «Finora ho perso 5 pecore. Vedere gli animali soffrire e spegnersi divorati da un male invisibile è un colpo al cuore. Qui c’è un pezzo della nostra vita, i sacrifici dei nostri avi. Ci troviamo ad investire ingenti risorse economiche per poi vederci danneggiati.  È uno scandalo, chiediamo un pronto intervento delle istituzioni regionali». 

Gianfranco Carta (49 anni) compaesano di Lai, con azienda in località “Launaxis”, non usa mezzi termini: «Ho perso 20 pecore in pochi giorni e tante altre stanno per morire. Gli agnelli nascono malati. Dal 2000 va sempre peggio. Siamo punto e capo, fra vaccini, indennizzi col contagocce e danni. Stiamo pensando di buttare tutto e vendere. Quando spendi 50.000 euro di mangime per vedere questa situazione, non puoi fare altro». 

E mentre si confida nell’arrivo di un clima più pungente che faciliterebbe il rallentamento del virus, gli animi di “radio campagna” restano tutt’altro che confortati, accompagnati dai timori per un futuro che si fa sempre più incerto. 

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