Non c'è un filo di vento. Il termometro batte i 38 gradi nella terra del Paese d'ombre. Il cantiere dalle strade di polvere è deserto. L'unica auto che si affaccia sul quel proscenio "adornato" da colonne d'acciaio ancora riverse ai piedi del Monte Linas è straniera. La targa, "MSH", non lascia adito a dubbi: circondario di Mansfeld-Südharz, nella potente Sassonia tedesca. Addentrarsi in quel coacervo di viottoli di campagna trasformati in autostrade per mezzi pesantissimi è come perdersi in un labirinto con dieci stazioni, per ognuna una gigantesca pala eolica da erigere al cospetto del grande monte di Villacidro. Acqua per il vento Le prese d'acqua del Consorzio di Bonifica sono la prova provata dei miliardi di lire spesi nei decenni per irrigare i terreni più fertili del Medio Campidano. Ora, di agricoltori se ne vedono pochi in queste distese pianeggianti nel crocevia tra Samassi e la capitale degli agrumi. Ci sono i crucchi di Germania, venuti a stringere bulloni d'altura, ci sono i moderni emigrati dell'eolico giunti sin qui da ogni latitudine per "spolverare" eliche e piloni.

Sceriffi e divise di Stato

Sino a qualche giorno fa, qui, in questo lembo di terra militarizzato da guardie giurate e "sceriffi" con il caschetto marchiato Vestas, la fabbrica danese delle pale eoliche, di autorità "realmente" costituite non se ne erano viste molte. Le uniche divise di Stato comparse nel proscenio sono state quelle pagate dai cittadini per scortare, all'ora dei lupi, quei mastodontici devastatori di paesaggio spediti a Santu Miali per dare il colpo di grazia all'oasi da sempre simbolo di questo territorio. Per il resto silenzio, sino alla fine del mese di luglio. Il blitz è pianificato nei minimi dettagli.

Soffiata-denuncia

La "soffiata-denuncia" era stata messa nero su bianco da un profondo conoscitore del territorio, tecnico esperto, geologo di professione, Giancarlo Carboni, consigliere comunale di Villacidro. La pratica finita nel cuore del Genio Civile della Regione sarda era puntuale e dettagliata: alle pendici del Monte Linas si sta stravolgendo il territorio, si stanno interrompendo e ostruendo corsi d'acqua, si stanno sopraelevando strade e si stanno realizzando opere viarie non contemplate nei progetti. Insomma, con il silenzio di molti, in quella "terra di mezzo", i signori del vento stavano spianando un'area gravata da un pesantissimo vincolo idrogeologico, quello della massima intensità. Del resto le pale eoliche inizialmente previste nel cuore del divieto erano state spostate in quei piccolissimi ritagli dove "miracolosamente" sembrava sparito il rischio. In realtà, tutto intorno a quel reticolato di strade costruite, allargate e disegnate funzionalmente all'assalto eolico, si stavano invadendo aree che non risultavano per niente esenti dal peso idrogeologico. Quando le auto del Genio Civile della Regione sarda e della Forestale irrompono nel cantiere sono le dieci del mattino del 30 luglio, nell'anno dell'inutile "legge-moratoria 2024". Le inchieste dell'Unione Sarda avevano da giorni documentato quello stravolgimento dell'areale interessato dalla grande centrale eolica della Das srl, la società piemontese che da anni cercava di conficcare quei grattacieli d'acciaio proprio su quelle terre da sempre fertili e agricole. Con i mappali georeferenziati in mano, i tecnici-funzionari non ci mettono molto ad immortalare gli abusi che si stavano consumando in quel cantiere. Irrompono nel luogo degli abusi i funzionari tecnici del Servizio del Genio Civile di Cagliari, gli ingegneri Enrico Gavaudò e Antonio Piras, con loro il Comandante della Forestale, l'Ispettore Superiore Fernando Ugas e l'Assistente Capo Giuseppe Ninna della Stazione Forestale di Villacidro. Il verbale è di qualche giorno dopo. Quando le dieci pagine di accertamenti lasciano la sede della Direzione generale del Genio Civile sono le 11.56 del 2 agosto. Le immagini che riportiamo in questa inchiesta sono quelle rilevate nel sopralluogo. Gli accertamenti sono reiterati, dall'«attraversamento dell'alveo del corso d'acqua realizzato in terra senza posa in opera di adeguata opera idraulica atta a consentire il deflusso della corrente idrica» a «nuovi attraversamenti degli elementi idrici» dell'intera area. Insomma, pur di accedere con i mezzi pesanti delle pale eoliche non ci hanno pensato un attimo ad incidere su un'area che tutti gli studi, compreso il Piano di Assetto Idrogeologico, avevano dichiarato ad elevato rischio.

L'alveo non si tocca

È lo stesso Genio Civile, nel verbale di cui siamo in possesso, a richiamare i divieti assoluti in quel contesto idraulico: «Nessuno può fare opere nell'alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatori pubblici e canali di proprietà demaniale, cioè nello spazio compreso fra le sponde fisse dei medesimi, senza il permesso dell'autorità amministrativa. Formano parte degli alvei i rami o canali, o diversivi dei fiumi, torrenti, rivi e scolatori pubblici, ancorché in alcuni tempi dell'anno rimangano asciutti'. C'è di più: quel tipo di opere, «non si possono eseguire, se non con speciale autorizzazione del Ministero dei Lavori Pubblici, e sotto l'osservanza delle condizioni dal medesimo imposte».

Tutto in Procura

La conclusione del Genio Civile non lascia margini: «Per tutto quanto sopra le opere rilevate (nuovi attraversamenti e adeguamenti di attraversamenti esistenti) parrebbero essere abusive in quanto realizzate in assenza del necessario nulla-osta idraulico del Servizio del Genio Civile di Cagliari». A sancire il passaggio cruciale del verbale sono i rilievi della Forestale: «Evidenziano altresì che le risultanze del presente sopralluogo saranno comunicate all'Autorità Giudiziaria per le violazioni penali che si ravvisano».

Demolire e ripristinare

Le conclusioni sono tutte riservate al Comune di Villacidro: «In virtù di quanto sopra riportato e visti i rilievi effettuati sul posto dai funzionari tecnici del Servizio del Genio Civile, accompagnati dal Comandate e dall'Agente della Stazione Forestale di Villacidro, nonché, richiamate le osservazioni in merito dei funzionari tecnici del Servizio del Genio Civile di Cagliari, si ritiene di inviare il presente verbale al competente organo tecnico del Comune di Villacidro, preposto alla vigilanza edilizia, e richiedere al medesimo organo, parimenti, di intervenire con i necessari provvedimenti repressivi, affinché si provveda alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi». Il dossier Santu Miali cresce giorno dopo giorno. La Procura ora dovrà valutare anche lo stravolgimento dell'area rispetto al vincolo idrogeologico. Nel frattempo la società vorrebbe correre. C'è da rendere «irreversibile» il danno al "Paesaggio" del Monte Linas. Gli accertamenti, però, non sono finiti. Il dubbio è che tra quei terreni ci possano essere anche aree gravate da usi civici

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