Hanno preso soldi, pubblici, per investire da noi. Poi, impuniti, hanno spostato baracca e burattini lasciando, qui, buchi e disoccupati. La Sardegna è piena zeppa di capolavori economici alla rovescia firmati da prenditori truffaldini. Abbiamo fatto ponti d'oro, ci hanno ripagato a pernacchie. Nel Bel Paese ha fatto scandalo, un mese fa, il caso Embraco , azienda brasiliana del gruppo Whirlpool che voleva licenziare 500 operai nel Torinese per poi fuggire in Slovacchia. Complice il clima elettorale, il (bravo) ministro Carlo Calenda ha fatto fuoco e fiamme, anche a Bruxelles, ottenendo un anno di tregua. Dalle nostre parti lo
sbraco è andato in scena a più riprese, senza che la classe politica (in testa quella sarda) e la magistratura siano riuscite a impedire ai prenditori di cui sopra la chiusura delle fabbriche e il saccheggio dei macchinari. Gli operai non hanno pane? Chissenefrega, mangino brioche. Un furto a norma di legge, spesso con il cordone delle forze dell'ordine a proteggere i camion diretti verso il porto. L'ultima vergogna è targata Valtur: ha fatto business a Villasimius per due anni, poi ha scaricato le liti tra i finanziatori sulla comunità. In centinaia senza lavoro (arriverà Alpitour?), decine di piccoli imprenditori (dal panettiere all'idraulico) steccati per migliaia di euro. Rischiano di fallire, ma nessuno paga dazio. Che giustizia è? Già, è uno sbraco.
© Riproduzione riservata