Tragica esplosione a Bados, il testimone: «Allertare i soccorsi? Un’odissea»
Domenico Leggiero, tra i primi a dare l’allarme dopo aver visto il fumo dell’esplosione e del rogo costati la vita a un bambino: «Lunghe attese e ping-pong tra i centralini. Vergognoso»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha visto il fumo da lontano, dalle finestre della sua abitazione. Ha subito capito che si trattava di qualcosa di grave. E senza perdere tempo ha preso in mano il telefono per chiamare i soccorsi. «Ma è vergognoso il tempo che ho impiegato per prendere la linea e per ottenere risposta». A parlare è Domenico Leggiero, ex pilota militare e presidente dell'Osservatorio nazionale tutela personale forze armate, che è stato testimone oculare dei drammatici momenti che sono seguiti all’esplosione avvenuta su un camper posteggiato nel parcheggio della spiaggia di Bados, a Olbia, costata la vita a un bambino. Un’inferno in cui sono anche rimasti feriti i genitori del piccolo (il padre gravemente ustionato) e che ha innescato un incendio che ha pericolosamente rischiato di estendersi a spiaggia e vegetazione.
«LUNGA ATTESA» – «Io e mia moglie abbiamo avvistato il fumo nero poco dopo le 13.30», racconta Leggiero. «Quindi ho immediatamente composto il 115 ed è partita una registrazione: prima in italiano, poi in inglese, francese, tedesco. Dopo cinque, sei minuti ho finalmente preso la linea col centralino e ho segnalato la presenza di fumo, fiamme e probabilmente di feriti, sottolineando che era di sicuro qualcosa di molto serio».
“PING-PONG” SNERVANTE – Ma, continua Leggiero, «la risposta ricevuta mi ha lasciato esterreffatto: “Ci sono feriti? Allora non è nostra competenza, deve chiamare il numero delle emergenze”. Ho provato a insistere, ma nulla. Quindi, rassegnato, ho riattaccato e composto l’altro numero».
Ma anche stavolta attesa, registrazioni e altri minuti preziosi che se ne andavano. Prosegue Leggiero: «Quando l’operatore ha risposto ho rispiegato la situazione e mi sono sentito dire: “C’è un incendio? Allora bisogna chiamare il 115”. Incredibile. Sembrava una barzelletta, invece, purtroppo, era una situazione drammatica».
«SOCCORSI ALLE 14.15» – Nel frattempo, prosegue il testimone, «anche mia moglie ha preso il telefono e si è messa a chiamare i numeri di emergenza, con la speranza che in due avremmo aumentato le probabilità di far arrivare a destinazione la segnalazione nel minor tempo possibile».
Alla fine, la “battaglia” è stata vinta: dopo ripetute chiamate, la macchina dell’emergenza è finalmente partita. «Ma dalle 13.35 circa i soccorsi sono arrivati che erano ormai le 14.15. Le mie chiamate sono tutte registrate, basta andare a recuperare i nastri».
IL DUBBIO – Insomma, conclude l’ex pilota, «quanto accaduto lo ritengo intollerabile. E ovviamente il dubbio resta: si sarebbero potuti limitare i danni con un tempo di risposta più celere?».
IL “NUE” – Interviene sulla vicenda Pietro Nurra, segretario regionale del Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco: «Il nuovo sistema di Numero Unico di Emergenza, per come è impostato a monte, può comportare tempi più lunghi, in quanto risponde personale “laico” che ha la sua professionalità, ma non ha esperienza operativa sul campo. Per questo sosteniamo da tempo che per abbattere i tempi bisognerebbe rimodulare il servizio attivando una centrale interforze».