La Procura dice no al patteggiamento dei genitori e della zia del ragazzino segregato in una villetta di Arzachena e maltrattato per mesi. I pm non hanno prestato il consenso alle richieste formalizzate nei giorni scorsi dai legali delle tre persone che attualmente si trovano agli arresti domiciliari.

Stando a indiscrezioni, gli avvocati Angelo Merlini, per la zia, Alberto Sechi e Marzio Altana, per i genitori del minore, avevano proposto una pena compresa tra i quattro anni e i quattro anni e mezzo di reclusione. Per la Procura la proposta non è congrua, la pena massima, considerando tutti i reati contestati, è nove anni di carcere.

La madre e il padre del ragazzino di 11 anni, di Arzachena, e la zia, una casalinga olbiese, hanno già da tempo ammesso le loro responsabilità. Sono accusati di avere segregato il minore in una stanza chiusa a chiave dall'esterno, dove erano stati lasciati un secchio per i bisogni corporali e niente altro. La sera del 30 giugno 2019, i Carabinieri liberarono il ragazzino, che era riuscito a chiedere aiuto chiamando il 112 con un telefono senza scheda sim. Oltre al sequestro di persona, vengono contestati i maltrattamenti per le percosse con un tubo di plastica, le docce gelate, le vessazioni psicologiche e le restrizioni pesanti nell'alimentazione.

La vittima, affidata da tempo agli specialisti di una struttura protetta, risente della condizione terribile che ha vissuto per anni. Dopo avere affrontato da solo e in silenzio gli adulti che lo vessavano, il ragazzo sta manifestando il suo disagio.

A.B.
© Riproduzione riservata