“Al Qaeda sarda”, cade di nuovo l’accusa di terrorismo: pene ridotte in appello
I giudici confermano solo i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, cancellando l’ipotesi del tentativo di organizzare attentati contro la Santa SedeSultan Khan, uno degli imputati (Foto Busia)
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Confermata (con una forte riduzione delle pene inflitte) l’esistenza di una organizzazione internazionale (con quartier generale in Gallura) che favoriva e sosteneva l’immigrazione clandestina. Esclusa però l’ipotesi del radicamento di un gruppo jihadista: è questo il senso della sentenza della Corte d’Assise di Appello di Sassari, che chiude il caso della cosiddetta “cellula sarda di Al Qaeda”.
LA VICENDA – Nel 2015, nella città gallurese, vennero arrestate una decina di persone con l’accusa di avere organizzato sanguinosi attentati in Pakistan (strage al mercato di Peshawar nel 2009) e di volere colpire la Santa Sede.
La sentenza di secondo grado elimina queste ipotesi e conferma, invece, con una riduzione delle pene, il reato di immigrazione clandestina.
Sono stati assolti per prescrizione, Ghani Sher e Khan Siyar.
Sultan Khan, commerciante pachistano con interessi a Olbiae in Pachistan, presunto leader del gruppo, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere (in primo grado erano stati dieci), quattro anni per Imiatas Khan, pachistano, cugino di Sultan Khan, e per l’afgano Ul Hak Zaher (in primo grado otto anni di cella per entrambi).
Le difese (Carlo Corbucci, Franco Villa e Fulvio Vitali) hanno ottenuto anche la revoca del decreto di espulsione dall’Italia. Per le posizioni minori la sentenza di primo grado è stata confermata.