Disciplinare del pecorino romano Dop, i pastori sardi insorgono: «Tradizione millenaria piegata al business di pochi»
In Gazzetta ufficiale il testo modificato dal consorzio, possibile usare pecore “esotiche”: gli allevatori chiamano la Regione e preannunciano una nuova lottaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Appello alla Regione per una nuova battaglia con il ministero dell'Agricoltura (ma anche con il consorzio). E pastori pronti a nuove azioni di lotta. In ballo c'è ancora il disciplinare per la produzione del Pecorino Romano.
Gli allevatori insistono: i capi di bestiame, per il vero Dop, devono essere sardi e delle razze storiche dell'isola. E non importati da altre regioni: le razze "esotiche" - dicono - rischiano di snaturare il prodotto.
L'ultimo atto di una vicenda che viene da lontano: il 25 ottobre è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale la modifica del disciplinare. I pastori avevano richiesto l'inserimento di alcune precisazioni che legassero la produzione del Pecorino alle razze storiche. Ma il consorzio ha tirato dritto, non ha tenuto in conto le proposte di chi il latte lo produce e ha portato avanti una modifica che era già stata bocciata a maggioranza.
«Non possiamo accettare il fatto che si sia fatto passare come aspetto irrilevante la modifica dell'articolo 5», attaccano spiegano Gianuario Falchi,Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu, «Quella che riguarda l'aggiunta delle razze autoctone, che tradizionalmente vengono allevate al pascolo negli areali di produzione riconosciuti dal disciplinare. Per cui il latte utilizzato per la produzione della Denominazione di Origine Pecorino Romano deve obbligatoriamente provenire, oltre che dagli storici areali di produzione anche dalle razze storiche che in tali areali si sono sempre allevate (Sarda e la razza Nera di Arbus in Sardegna, Vissana, Soppravissana, Massese e Amiatina, oltre la Sarda nel Lazio e provincia di Grosseto), vietando di fatto che negli areali di origine si possa utilizzare il latte proveniente da allevamenti stallini basati su razze estere migliorate che, pur trovandosi fisicamente nelle aree di origine, snaturano di fatto il sistema di allevamento tradizionale, alla base della Denominazione di origine del Pecorino Romano».
Senza questa modifica, spiegano i pastori, si aprono le porte alle razze esotiche. C'è ancora poco tempo per la battaglia: si può fare ricorso entro il 24 novembre. «A Roma è stato deciso», spiegano i pastori, «che in realtà la storia e le tradizioni millenarie dei pastori sardi sono sacrificabili in nome del business di pochi facoltosi imprenditori privati. Facciamo un appello alla Regione, a suo tempo espressasi a favore dell'introduzione delle razze storiche nel disciplinare, che si faccia sentire nei confronti del ministero dell'Agricoltura che in questa occasione sta voltando le spalle ad una intera regione, la quale si riconosce nelle sue tradizioni e nel suo più importante comparto economico».
(Unioneonline)
