Tziu Francesco Boi da Seulo ha campato 102 anni mangiando ferula, una pianta che si trova in alcune parti dell'Isola ed ha un sapore simile a quello dell'aglio. E tzia Nennetta Boi, anche lei centenaria, mangiava strutto e, il lunedì, una sanissima minestra con gli avanzi della domenica.

Per capire come alimentarsi basta guardare i nostri centenari che il cibo elaborato non sanno neanche che cosa sia. Solo alimenti naturali e stagionali. Il latte appena munto, il pane fatto in casa. E sempre in modiche quantità. L'attività fisica la facevano andando a piedi o in bicicletta all'ovile o trasportando la frutta dalla campagna a casa, magari per chilometri senza mai lamentarsi.

MENO CHILI, SUBITO - Invece oggi mangiamo molto e male, ci nutriamo di cibi industriali ed elaborati e poi, poco prima dell'estate, pretendiamo di esibire la tartaruga sull'addome per pavoneggiarci col vicino di ombrellone. Spesso seguiamo diete che promettono miracoli magari facendo l'unico sforzo di cercare su google il sistema che ci garantisce il miglior risultato nel minor tempo. Altre volte andiamo dal dietologo sperando che faccia il miracolo, lui non noi.

Qualche volta digiuniamo per giorni. L'ha fatto anche Carmela De Muro, morta giovedì dopo aver rinunciato al cibo per tre settimane. Certo, la casalinga di Siurgus Donigala aveva un'altra patologia grave. "Ma la tendenza attuale è chiedere diete drastiche e sbilanciate che nessun professionista può assecondare", spiega Costantino Motzo, nutrizionista cagliaritano, responsabile del servizio di Dietologia e nutrizione clinica del Policlinico universitario e docente a contratto di Dietologia all'università. "Le scorciatoie non esistono e né io né i colleghi possono far dimagrire con l'imposizione delle mani: ciò che serve è una dieta equilibrata con le giuste quantità e molta qualità e attività fisica", aggiunge.

NO DIETE FAI-DA-TE - Niente diete fai-da-te, niente consigli degli amici o consulenze specialistiche on line perché ciò che funziona su una persona può non funzionare per un'altra. E poi attenti: si può dimagrire in poco tempo e riprendere peso altrettanti rapidamente. "Ciò che facciamo e educare all'alimentazione e solo così si ottengono risultati".

I digiuni, poi, sono devastanti. "Pensi che un giorno di digiuno aumenta la fame di carboidrati per i quattro successivi", rivela Giovanna Ghiani, ricercatrice del laboratorio di Fisiologia degli sport all'università di Cagliari e nutrizionista d'esperienza. Insomma, "il digiuno è rischiossissimo".

ATTENTI ALLE ETICHETTE - Oggi siamo più consapevoli dell'importanza del mangiar bene e lo sa anche ci ci vende i prodotti. Infatti ormai sono rare le confezioni dove non ci sia scritto "integrale", senza glutine, senza olio di palma e senza milioni di cose. "Invece bisogna imparare a guardare non che cosa non c'è ma che cosa c'è nei prodotti: leggendo bene le etichette si smaschera qualsiasi cosa", aggiunge. "Magari nell'etichetta c'è scritto in grande 'Senza olio di palma' ma in piccolo tra gli ingredienti c'è lo sciroppo di glucosio. O talvolta c'è scritto 'genuino' e molti ci cascano senza sapere che vuol dire semplicemente 'conforme alle disposizioni di legge'. Oppure c'è scritto integrale ma, sappiatelo, il 90% dei cibi presunti integrali non lo è". È stata Ghiani a predisporre la dieta di Gaetano Mura nella "Solo round the globe", l'ultima avventura in solitario del velista di Cala Gonone. Cibi sardi, equilibrio. "I nostri vecchi seguivano i ritmi naturali: sveglia presto e colazione con i loro prodotti, lavoro duro, camminare, cena frugale e a letto presto". Un modello, uno schema di base che guida il suo approccio nutrizionale.

DIETA E MODA - Dieta e moda, poi sono due parole che associate possono produrre risultati devastanti. "C'è stato il tempo della dieta a zona e di quella del gruppo sanguigno, il tempo della Duchan e quello del digiuno: sono onde, qualcuno si illude che funzionino poi si ingrassa di nuovo e si ricomincia", ragiona Motzo. Insomma, la prima cosa che deve cambiare è la testa, poi il resto. C'è chi ha cambiato dietologo mille volte, convinto che la colpa sia sempre sua. "Invece noi facciamo una piccola parte del lavoro, il grosso lo deve fare il paziente".

Fabio Manca

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