Silenzio, fino a nuovo ordine.

È il diktat imposto dai vertici nazionali della Uil dopo l'autosospensione del segretario Francesca Ticca e del tesoriere Angela Lobrano.

Nessun commento, nessun documento, in questa fase delicata dopo lo scandalo dei 76mila euro raccolti dagli iscritti sardi del sindacato a favore delle popolazioni colpite dal ciclone Cleopatra nel novembre 2013, e finiti sul conto di una finanziaria svizzera.

INCHIESTA A CAGLIARI - Nel frattempo, una tranche dell'inchiesta sui bonifici esteri partiti dai conti della Uil, con denaro transitato pure nei conti di Francesca Ticca e di Angela Lobrano, è finita sul tavolo del sostituto Andrea Massidda della Dda di Cagliari.

Nel fascicolo, aperto a marzo, al momento c'è un solo indagato: l'ex vice direttore del Banco di Sardegna di Villanova Monteleone Achille Antonio Cadeddu (marito del tesoriere Uil).

Il reato ipotizzato è la frode informatica, punibile con pene che variano da sei mesi a tre anni di carcere.

LA DENUNCIA - Gli investigatori della polizia giudiziaria sono al lavoro per acquisire elementi utili in grado di definire un quadro più preciso della vicenda per la quale, comunque, si sta muovendo da mesi la Procura di Sassari sollecitata dall'esposto di Giuseppe Cuccurese, direttore generale dell'istituto di credito.

Nel dossier, la ricostruzione puntuale di dieci bonifici su estero eseguiti da Cadeddu con movimenti sul conto "Uil Sardegna - Emergenze 2013" contenente 76 mila euro che gli iscritti al sindacato avevano donato per il dopo alluvione. Soldi che non sono mai andati ai destinatari ma, nel novembre dello scorso anno, alla "Premier Relations ltd", una company londinese con sede a Ginevra.

STATUTO - Intanto, nel sindacato vige la linea del silenzio.

Nessun commento neanche dopo il malumore manifestato dall'imposizione del reggente Andrea Lai, fedelissimo di Francesca Ticca, come segretario pro-tempore in attesa del congresso previsto per il prossimo anno (il tesoriere invece arriverà dalla Penisola).

E quanti avevano protestato, sostenendo che il compito di indicare il sostituto di Ticca fosse prerogativa del direttivo regionale, ieri mattina hanno appunto seguito la linea del silenzio.

"Lo statuto, che non prevede reggenze se non per particolari e gravi condizioni fisiche, è stato ignorato e calpestato", aveva commentato mercoledì sera un iscritto.

LA BUFERA - Il segretario si è autosospeso dalla carica nel tardo pomeriggio di mercoledì, dopo un lungo colloquio coi dirigenti arrivati da Roma per fare una verifica sui conti del sindacato sardo.

Già nella riunione convocata il giorno prima la linea più intransigente era intenzionata a chiedere le dimissioni, ma Francesca Ticca aveva fatto sapere che non intendeva farsi da parte.

Poi l'incontro coi dirigenti romani, e l'annuncio dell'autosospensione.

Vito Fiori

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