"Sardi in galera non ne voglio vedere". A dirlo è Tullio Porcu, classe 1951, emigrato da Oristano oltre 40 anni fa per sbarcare in Germania. A Mannheim, dove è arrivato nel '70 "dopo una litigata con mio padre". Da allora non è più partito, se non da quando è in pensione: "Ci vado per le vacanze poi torno".

Da quando ha smesso di fare il pasticcere, Tullio si dedica a un particolare volontariato: assistenza ai detenuti. "In carcere non voglio vedere neanche un sardo. È una questione di orgoglio. Qualcuno vuole venire in Germania e poi delinquere? No, grazie: i miei conterranei non devono fare queste figuracce".

Finora non gli sono capitati conterranei, dietro le sbarre, tra i carcerati che segue. Italiani, invece, "tanti. Li ascolto, non faccio domande, mi raccontano della loro vita e dei loro guai. Se hanno bisogno di qualcosa mi faccio in quattro per aiutarli, parlo anche con i loro avvocati o faccio da tramite con il direttore dell'istituto di pena. Quando posso faccio di tutto per essere utile".

Tullio è invalido civile, e "di tempo ne ho proprio tanto". In questo ambiente è finito per caso: "Hanno fatto un passa parola, cercavano qualcuno di affidabile che seguisse i detenuti italiani in carcere. Dato che ho lavorato anche con la polizia, ero conosciuto. Sono stato anche nel Comites (il Comitato degli italiani all'estero, ndr) a Mannheim, e così sono arrivati a me".

Tullio Porcu nella sua casa
Tullio Porcu nella sua casa
Tullio Porcu nella sua casa

Sono in tanti a cercarlo anche dopo l'esperienza carceraria per ringraziarlo: "Una notte ho ricevuto una telefonata, mi sono svegliato di soprassalto e ho risposto. 'Ciao Tullio, sono Mario'. La prima domanda è stata: sei finito di nuovo nei guai? E lui: 'No, tranquillo! Sono in Sicilia e parlavo con degli amici proprio di te, di tutto quello che hai fatto per me quando ero in carcere'. Voleva ringraziarmi. Un bellissimo pensiero anche se in orario un po' scomodo".

Sarà che Porcu riesce a capire i problemi che hanno vissuto certi italiani in un Paese straniero: "Quando sono arrivato in Germania non conoscevo nessuno, non parlavo una parola di tedesco, e a Mannheim sono capitato perché qualcuno mi ha detto 'vai lì che ti daranno una mano'. Così è stato, per fortuna, e infatti sono rimasto".

Per la sua attività come volontario in carcere, è ovvio, non riceve un euro: "Tutto gratis, ma ora non ho altro a cui badare, sono divorziato, i miei due figli sono grandi e hanno la propria famiglia. Trascorro sei mesi all'anno in Sardegna, nella mia casa di Solanas, e gli altri sei 'torno in galera'. Un modo di dire, ma rende l'idea".

Sabrina Schiesaro
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