Diagnosi, intervento, chemioterapia, percorso terapeutico successivo: ha già affrontato e superato tutto, sa cosa vuol dire affrontare un tumore al seno. Per questo una B.D., 53 anni, residente in piccolo comune del sud Sardegna, deve tenere sotto controllo la situazione, contro recidive o nuove manifestazioni della malattia. Lei vuole farlo, il sistema sanitario sardo glielo nega. Anche se durante un controllo dell’agosto del 2023 sono state evidenziate «cisti sul lato sinistro, da approfondire». La donna (il nome è noto a chi scrive ma omesso per ragioni di privacy: ciò che conta è la vicenda, non la persona) ha provato a prenotare esami e mammografie nelle strutture pubbliche. C’è riuscita (anche se non sempre).  Ma i macchinari, pare, si sono rotti. E lei, che attendeva da mesi, è stato detto solo il giorno prima. Per ben due volte, in due strutture diverse. 

Il nuovo calvario con la malasanità inizia nell’estate dell’anno scorso. La mammografia rivela la presenza di cisti. Nel settembre successivo la visita senologica al Centro Donna. C’è da fare una risonanza: effettuata al Policlinico. Non sembra emergere nulla di allarmante (anche se i è parlato di biopsia) ma i medici, vista la storia clinica, prescrivono una nuova mammografia, da fare ad aprile al Centro Donna.

«Per aprile lì non riesco a prenotare», racconta B.D., «agenda sempre chiusa, mi sono anche presentata direttamente, ho inviato diverse mail alla referente. Niente». C’è un’alternativa: il Policlinico. «Riesco a prenotare la mammografia per il 27 maggio».  Ma «il 24 mi chiamano dicendomi che stanno sostituendo il mammografo e quindi il mio appuntamento è saltato e mi richiameranno. Quando, non lo dicono». Sta ancora aspettando la telefonata. Ma intanto ha trovato un’alternativa. Nei mesi scorsi ha prenotato una  nuova «mammografia al Poliambulatorio di Senorbì.  Non potevo rimanere ferma con le mani in mano». L’appuntamento era per domani,  giovedì 12 settembre: «Oggi mi hanno chiamata per dirmi che il macchinario è guasto, che mi ricontatteranno loro». 

Ecco come viene negata una visita a una paziente oncologica in Sardegna. 

Enrico Fresu 

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