«Ancora una volta rimaniamo sconcertati davanti alle dichiarazioni dell’assessore, che si preoccupa dei piccoli pazienti solo quando i problemi finiscono sulla stampa e per mettere una pezza fa un vertice fra dirigenti, non certo con gli operatori sanitari». È un comunicato ma ha l’effetto di un siluro contro Carlo Doria, delegato alla Sanità della Giunta Solinas, quello scritto da Marina Pisu, delegata aziendale del Brotzu del sindacato anestesisti Aaroi Emac.

Dal reparto ha seguito con attenzione la polemica scoppiata sulla pelle dei bambini ricoverati in Oncoematologia pediatrica al Microcitemico, un ospedale sospeso tra Asl e azienda Brotzu. E ora interviene: le parole sono pesate, ma pesanti.  Ecco la nota inviata per conto degli anestesisti. 

«Non so se l’assessore sa che negli ultimi 2 anni si sono dimessi dall’Arnas Brotzu 12 anestesisti. Di sicuro non sa le motivazioni, perché a nessuno dei colleghi è stato chiesto cosa li ha portati a scelte così drastiche, ma ignorare il disagio di una intera categoria di professionisti da cui dipende la vita di migliaia di persone non è un buon segnale per la sanità sarda».

E ancora: «Ma torniamo al problema Microcitemico e alle dichiarazioni dell’assessore Doria. “Non è importante quale targa sia esposta fuori dall’ospedale Microcitemico”, ha detto. La targa esposta denota un percorso burocratico organizzativo che evidentemente l’assessore non conosce in tutti i suoi aspetti. Nell’organizzazione precedente si era iniziato un percorso, dentro l’azienda Brotzu, unico presidio che vanti la presenza di numerose specialità chirurgiche, servizi adeguati, sistema di emergenza/urgenza ed elisoccorso. L’accorpamento del Microcitemico, il trasferimento della chirurgia pediatrica, la creazione del servizio di anestesia pediatrica, l’apertura del pronto soccorso pediatrico, la presenza della cardiologia pediatrica, nonché la possibilità di sottoporre pazienti pediatrici ad interventi ultraspecialistici (come per esempio la neurochirurgia e la radiologia interventistica) coronati dall’istituzione di un dipartimento pediatrico, avevano permesso di iniziare a dare la dovuta importanza ad un tipo di paziente fino ad allora gestito a macchia di leopardo nella stessa città di Cagliari, facilitando percorsi clinici diagnostici e terapeutici, favorendo la crescita professionale degli operatori con possibilità di acquisizione e mantenimento degli skills necessari, con conseguente risposta clinico assistenziale più adeguata a bambini e famiglie».

Per la rappresentante degli anestesisti «si sarebbe dovuto completare il quadro trasferendo l’Oncoematologia pediatrica fisicamente all’interno dell’ospedale Brotzu (data la complessità e delicatezza dei pazienti afferenti al suddetto reparto e la nota difficoltà gestionale in caso di necessità di assistenza rianimatoria), con la presenza della terapia intensiva neonatale (TIN) (imprescindibile in una struttura dove opera una chirurgia pediatrica che tratta anche neonati e prematuri) nonché la creazione di una terapia intensiva pediatrica, inesistente al momento nella nostra regione. Tutto nella stessa struttura. Invece, con lo scorporo del Microcitemico e la cessione dell’etichetta dell’anestesia pediatrica alla Asl», prosegue la nota, «si è distrutto tutto tornando indietro di anni e riportando il quadro gestionale sanitario del paziente pediatrico a condizioni inaccettabili. Navigando quindi controcorrente rispetto all’accordo Stato-Regioni del Ministero della salute del 2017 e alle linee guida e raccomandazioni di società scientifiche di settore sia nazionali che internazionali». 

Doria ha anche detto: «Non esiste una scuola di specializzazione di anestesia pediatrica». 

Pisu scrive:  «È vero,  ma esistono linee guida ministeriali e delle società scientifiche pediatriche. Pensare che il paziente pediatrico, dal neonato prematuro ai 18 anni, possa essere gestito da qualsiasi operatore sanitario (sia anestesista, chirurgo, internista o infermiere) sia nella degenza che nelle varie procedure diagnostico/terapeutiche, denota una scarsa conoscenza delle specificità e peculiarità dei pazienti pediatrici nel loro percorso evolutivo, nonché delle patologie peculiari dell’età pediatrica che spesso nulla hanno che fare con quelle del paziente adulto e necessitano di competenze specifiche per il loro riconoscimento e trattamento».

Poi l’auspicio: «Rimaniamo in attesa di un incontro con tutti gli operatori sanitari coinvolti nella gestione del paziente pediatrico sperando di essere ascoltati e sentire proposte e soluzioni. Non sono le strutture che fanno le differenze ma il personale e l’organizzazione clinico-assistenziale, solo cosi si può arrivare ad assicurare adeguatezza e sicurezza nelle cure, come dice di voler perseguire il nostro assessore», conclude Pisu. 

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