Nella ricerca del movente all'origine dell'omicidio di Joelle Maria Demontis, la 58enne uccisa l'8 settembre nell'appartamento in via dei Donoratico, pare esserci sinora una sola certezza: l'assenza di motivi passionali.

Il pubblico ministero Daniele Caria sarebbe convinto che la versione resa da Giorgio Reciso, 40 anni, coinquilino della vittima, accusato del delitto e arrestato assieme a Marta Dessì (26 anni, a sua volta convivente dell'uomo e in cella per l'identico motivo), sia inaffidabile.

Le due donne, secondo quanto riferito dall'indagato al giudice delle indagini preliminari Giovanni Massidda e agli inquirenti in una dichiarazione spontanea interrotta dopo pochi minuti, avrebbero iniziato a litigare tra loro perché Demontis aveva scoperto che lui doveva sposarsi con la ragazza.

Un'aggressione avvenuta (secondo l'autopsia) tra le 18 e le 20 alla quale l'uomo ha negato di aver partecipato.

NELLA STANZA - Il pm lega le sue convinzioni anche su quanto ricostruito sinora dai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale e della Compagnia: Reciso, Demontis e Dessì occupavano la stessa stanza concessa loro, gratuitamente, dal proprietario dell'abitazione.

Si sarebbe trattato di una coabitazione a tre volontaria. Reciso, alla presenza dell'avvocato difensore Roberto Nati, aveva spiegato al gip che da tempo viveva assieme alla vittima, poi era arrivata Marta Dessì con la quale poco dopo aveva deciso di sposarsi. Ed erano cominciati i problemi, i litigi, le discussioni.

I TELEFONINI - Per capire cosa sia davvero accaduto potrebbero rivelarsi decisivi i tabulati telefonici, dai quali emergeranno frequenza e orari dei contatti tra indagati e vittima. Ieri inoltre la Procura ha chiesto al consulente Andrea Cappai di estrapolare dagli smartphone della coppia messaggi, video e dati per valutarne l'interesse investigativo.

Non solo: si attendono anche i risultati definitivi dell'autopsia che chiariranno (si spera) se al delitto abbiano preso parte una o più persone e, nel caso, in quale misura.

IL DELITTO - Il corpo senza vita era stato trovato alle 3,30 del mattino dopo l'allarme lanciato da Reciso e Dessì.

L'esame necroscopico ha fatto emergere numerose ferite, provocate da un pestaggio e dall'uso forse di un coltello e di un doccino (quello originario dell'abitazione è stato cambiato di recente). Il cadavere era stato pulito nella doccia nel tentativo di eliminare le tracce delle ferite, e anche gli indumenti della donna erano stati messi nella lavatrice e poi stesi.

Reciso e Dessì, inizialmente ricoverata per le fratture ai polsi (assistita dall'avvocata Guendalina Garau, si è avvalsa della facoltà di non rispondere ma potrebbe chiedere a breve un colloquio col pm), erano stati arrestati dopo un lungo interrogatorio in caserma.

Decisione però non confermata dal gip nell'udienza di convalida perché arrivata non in flagranza di reato, tanto che il pm per loro ha chiesto e ottenuto nella stessa sede la custodia cautelare in carcere. Ora l'avvocato Nati sta valutando se ricorrere al Riesame.

Andrea Manunza

IL CASO:

L'INTERVISTA AL PROPRIETARIO DELLA CASA:

PARLA IL FIGLIO DI JOELLE DEMONTIS:

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