"Ho un enorme rimpianto: averli ospitati. Ho dato fiducia a Giorgio. Questo è stato il mio grande errore". Raimondo Angius, aiuto cuoco alla Caritas ("ora sono sospeso", confida) apre le porte dell'appartamento al secondo piano di via dei Donoratico 57.

Nella sua casa è stata uccisa Joelle Demontis. In cella, con l'accusa di omicidio, sono finiti Giorgio Reciso (40 anni) e Marta Dessì (26).

Vivevano tutti e tre (coppia e vittima) nella stanza, la prima a destra all'inizio del lungo corridoio, sotto sequestro. "È quella. Ci sono i sigilli". Angius indica la porta blindata: "L'ha fatta montare Reciso". Si notano ancora le polveri e gli aloni delle sostanze utilizzate dai Ris a caccia di tracce utili alle indagini.

La stanza del delitto Joelle Demontis
La stanza del delitto Joelle Demontis
La stanza del delitto Joelle Demontis

Il cinquantacinquenne ha il viso provato. "Dopo il delitto non ho dormito per due notti di fila. Una persona uccisa, qui nella mia casa, ancora non ci credo. Quella maledetta notte li ho anche incrociati per pochi istanti. Giorgio mi ha salutato, sorridente. Marta mi ha chiesto un secchio. Non ho notato nulla di strano anche se mi sono accorto che avevano sostituito il flessibile e la cornetta della doccia. 'Era arrugginita', mi hanno detto. I carabinieri ora ritengono che forse con quell'oggetto è stata uccisa Joelle".

Il giorno dell'omicidio (l'autopsia ha fissato l'orario della morte della Demontis attorno alle 19 di venerdì 8 settembre), Angius era al lavoro proprio alla Caritas.

A che ora è rientrato?

"Verso le 21,30. Ero alla mensa del centro di viale Sant'Ignazio. Da sei mesi lavoravo lì come aiuto cuoco".

Ha notato qualcosa di strano in casa?

"Niente. Fino all'arrivo dei carabinieri, in piena notte, non ho visto o sentito nulla di particolare. Ho incrociato Giorgio una sola volta: è andato in bagno. Mentre Marta, verso le 23, mi ha chiesto un secchio. Sono sempre rimasti nella stanza insieme a Joelle".

In bagno c'era qualcosa di insolito?

"Ho visto doccino e tubo flessibile nuovi. Quello vecchio era molto arrugginito, dunque mi sono accorto della sostituzione. Giorgio mi ha detto che non funzionava più e dunque lo hanno cambiato. Ho notato inoltre che avevano utilizzato la lavatrice e che c'erano degli indumenti di Joelle stesi".

In casa c'era anche un giovane extracomunitario?

"Sì, un ragazzo del Gambia. Fa il muratore. Era tornato a casa verso le 17 per poi riuscire quasi subito e tornare attorno alle 23. Anche lui non ha sentito o visto nulla".

Giorgio e le due donne si erano trasferiti in questa casa da molto?

"Lui e Joelle sono venuti a vivere in questa stanza a fine luglio. Ci siamo conosciuti alla Caritas. Giorgio, prima dell'estate, è stato ricoverato in ospedale. Quando è stato dimesso non aveva un posto dove andare. Io cerco di aiutare chi ha bisogno e gli ho dato la disponibilità di una stanza. Anche Joelle era senza sistemazione e si sono trasferiti qui. Marta è arrivata dopo, a fine agosto".

Litigavano?

"Qualche discussione, ma niente di particolarmente grave. Ho notato qualche volta che le due donne avevano dei lividi nelle braccia".

Lei è stato minacciato?

"No, quando mai. Appena Giorgio è venuto a vivere in questa casa si è preso qualche libertà di troppo: mangiava il cibo e beveva le birre che compravo io. Alla fine abbiamo trovato un equilibrio. Anche lui andava ad acquistare cibo e bevande".

I tre erano in affitto?

"No. Li ospitavo perché mi fa piacere aiutare chi è in difficoltà. Quando potevano darmi qualcosa, contribuendo alle spese, lo facevano".

Angius si prende una pausa. Scuote la testa ripensando a quella terribile notte. Anche la sua vita, nonostante la sua completa innocenza, è stravolta. Abita in questo appartamento da cinquant'anni. Era la casa dei suoi genitori. Da un po' anche lui non se la passa bene: "Lavoravo come fabbro. Poi ho perso il posto. Quando ho iniziato ad andare alla Caritas come aiuto cuoco ho ripreso fiducia".

È stato sospeso?

"Hanno deciso così, in via precauzionale, nonostante io sia del tutto estraneo. Penso comunque sia una decisione giusta. Magari tra un po', quando si saranno calmate le acque, mi richiameranno".

Perché ha permesso a Giorgio di mettere una porta blindata?

"Mi ha chiesto l'autorizzazione. Non ci ho visto niente di male. Con me è sempre stato onesto. Era ai domiciliari per vicende vecchie: a ottobre avrebbe finito di scontare la sua pena".

Lei che rapporti aveva con la vittima?

"Joelle? Una donna buonissima. Forse troppo. Amava Giorgio alla follia. Faceva tutto quello che lui le diceva. Ora non c'è più. Ancora non riesco a crederci. Sono sconvolto".

Matteo Vercelli

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