Lavoro, sanità e diritti: a Cagliari la protesta contro la manovra Meloni
Migliaia di lavoratori hanno risposto all’appello di Cgil e UilPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono le vie dello shopping cagliaritano, a essere attraversate da migliaia di bandiere rosse e blu. Sono i lavoratori della Cgil e della Uil, simbolo di una protesta che ha infiammato non solo la Sardegna, ma tutto il Paese contro la manovra del Governo Meloni che, secondo i sindacati, penalizza i cittadini e ignora i bisogni fondamentali della collettività.
Migliaia di lavoratori – diecimila per gli organizzatori, cinquemila secondo la Questura – hanno risposto all’appello di Cgil e Uil, manifestando il proprio dissenso verso scelte politiche che, a loro dire, non investono nelle priorità del Paese: lavoro, sanità, pensioni e sviluppo industriale.
«I tagli alla sanità pubblica, i miseri tre euro di aumento alle pensioni minime e l’assenza di strategie per il lavoro e le politiche industriali sono un affronto ai cittadini», denunciano Fausto Durante e Francesca Ticca, leader di Cgil e Uil in Sardegna. Le risorse, proseguono, «non solo sono mal gestite, ma vengono destinate a progetti controversi come il ponte sullo Stretto o agli armamenti, mentre mancano misure essenziali come la tassazione degli extra-profitti, adottata invece da altri Paesi europei».
La mobilitazione nell’Isola però si arricchisce di specifiche rivendicazioni legate alle difficoltà strutturali della Sardegna: una continuità territoriale insufficiente, i costi elevati dell’energia che frenano l’industria e il peso dell’insularità, che aggrava il divario con il resto d’Italia.
«Questa manovra colpisce direttamente il tessuto sociale ed economico della nostra regione, già fragile», sottolineano i sindacalisti. E se il governo nega la gravità degli indicatori economici, «raccontando un’Italia che non esiste», i lavoratori sardi scelgono di far sentire la propria voce per chiedere un cambiamento reale e decisioni che rispondano ai bisogni della comunità.